ACQUA/1

I temi trattati
1) il culmine della questione: il Decreto Ronchi del 2009
2) domande e luoghi comuni in tema di acqua pubblica o privata
3) il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
4) i quesiti referendari del Forum
5) i quesiti IdV
6) cosa succede dopo i referendum
7) la legge di iniziativa popolare del 2007 per la ripubblicizzazione dell’acqua


1) Cosa succede con il Decreto Ronchi del 2009?
Con il decreto Ronchi del 2009 tutti i servizi pubblici locali come l’acqua vengono definitivamente ceduti al mercato e sottoposti alle regole del profitto, espropriando i cittadini di quei beni comuni faticosamente realizzati negli anni con i soldi delle tasse.

Noi abbiamo pagato gli acquedotti e qualche privato ne godrà i profitti.
È l’atto conclusivo di un processo che ha avuto per protagonisti governi di ogni colore, sia su scala nazionale sia locale.

La nuova legislazione, imponendo la cessione forzata della gestione del patrimonio pubblico e l’ingresso sostanzialmente obbligatorio dei privati nella gestione dei servizi, renderà obbligatoria la privatizzazione dell’acqua.

2) I luoghi comuni e i sostenitori del Decreto Ronchi dicono:

a) che non si tratta di una privatizzazione ma di una liberalizzazione;
Si parla di privatizzazione e non di liberalizzazione poiché il servizio idrico, per definizione, è un monopolio naturale. Non può infatti esistere una competizione fra più fornitori in concorrenza poiché vi è un solo acquedotto. Non una liberalizzazione con tanti gestori in concorrenza ma una privatizzazione con un solo monopolista privato. Da monopolio pubblico a servizio della collettività a monopolio privato per l’interesse di pochi. Ma a questo punto, se di monopolio si tratta, è ovvio che il servizio debba rimanere pubblico.

b) che comunque l’acqua e le infrastrutture rimangono pubbliche mentre è la sola gestione del servizio a non esserlo più;
Se è vero che l’acqua e le infrastrutture restano del demanio da un punto di vista formale (si parla appunto di “proprietà formale”), all’atto pratico la “proprietà reale” è di colui che gestisce direttamente il bene, che eroga il servizio e che ne incassa gli utili per gli anni a venire.
La proprietà reale si concretizza anche a causa della mancanza di trasparenza nei rapporti pubblico-privato, la debolezza dei controlli e l’impossibilità dell’ente pubblico di incidere sulla governance della società private. Il controllo pubblico è infatti limitato o nullo quando ci si trova dinanzi a forme giuridiche di diritto privato regolate dal diritto societario.

Conta poco affermare che l’acqua è pubblica quando di fatto, per sempre, ogni relazione che avremo, rapporto economico, reclamo, disservizio, saranno una questione privata regolata da un contratto di servizio fra il cittadino ed una società quotata in borsa, probabilmente neppure italiana. Non potremo più decidere, né cambiare fornitore né lamentarci in Comune o fare valere il nostro voto.

Un bene è pubblico solo se è gestito da un soggetto formalmente e sostanzialmente pubblico, nell’interesse esclusivo della collettività.

c) che è l’Unione Europea che ce lo impone;
L’Unione Europea non ci impone assolutamente nulla. Essa stabilisce infatti che i servizi essenziali privi di rilevanza economica, identificati dai singoli Stati, possono essere sottratti al mercato.
Spetta ai singoli Stati definire quali sono i servizi essenziali privi di rilevanza economica.
Tradotto: è l’Italia stessa che si è imposta la privatizzazione dell’acqua.

A riprova che l’Unione europea non impone nulla, il fatto che nel 2010 Parigi, dopo 25 anni di gestione privata, è tornata alla gestione pubblica.

d) che l’ingresso dei privati migliorerà la gestione e i servizi ed aumenteranno gli investimenti;
in Italia (ma anche all’estero), l’ingresso dei privati ha generalmente portato ad un notevole aumento delle tariffe (anche del 400%), ma senza un miglioramento del servizio che anzi, spesso è peggiorato, ma soprattutto ad un netta riduzione degli investimenti di ripristino e modernizzazione delle infrastrutture. Da 3 miliardi a 700 mila euro.

Le diverse esperienze privatistiche di gestione dell’acqua hanno quindi dimostrato come le finalità delle spa siano incompatibili con la gestione dei beni comuni. Il conseguimento del profitto si basa infatti sulla contrazione dei costi, sull’aumento dei ricavi, e sull’imputazione degli eventuali investimenti a carico della tariffa. Ciò può significare che alla scadenza delle concessione, le SpA avranno tratto ingenti profitti senza avere investito adeguatamente sulle reti e a noi cittadini saranno restituiti degli acquedotti fatiscenti da riparare con le nostre tasse.

e) che la gestione pubblica è sprecona ed inefficiente, caratterizzata dal clientelismo.
Se è verosimile che in molti casi la gestione pubblica dell’acqua è inefficiente e sprecona, la soluzione non è regalare ad un privato ciò che è di tutti.
A partire dal presupposto che una gestione pubblica è per definizione orientata all’interesse della collettività mentre una gestione privata deve fare gli interessi dei soci azionisti, ciò che dobbiamo pretendere sono degli strumenti atti a migliorare l’opera degli enti di diritto pubblico e la riduzione degli sprechi. E questo lo possiamo fare ad esempio tramite la leva elettorale, ma solo a condizione che la gestione resti in mano pubblica.

La questione è chi e come avviene la gestione ma soprattutto con quali fini. Una spa ha l’obbligo di chiudere il bilancio in attivo, deve guadagnare. L’ente pubblico punta invece al pareggio e on ha fini di lucro. Il privato quando investe del capitale deve farlo rientrare nel più breve tempo possibile e soprattutto lo deve fare fruttare. L’ente non ha il problema di fare fruttare il capitale ne di farlo rientrare.
Gli investimenti delle spa sono caricati sulla tariffa mentre l’ente preleva dalla fiscalità generale.

3) Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Il Forum si è ufficialmente costituito nel 2006 (ma era già attivo in forma non organica) ad opera di innumerevoli movimenti, reti associative e sindacali, nazionali e territoriali. Tutti questi soggetti hanno condiviso la necessità di cambiare radicalmente il quadro normativo esistente attraverso una proposta di legge d’iniziativa popolare portata in parlamento nel 2007 e sottoscritta da più di 400000 persone.
In seguito al peggioramento del quadro normativo in materia di acqua, il Forum si è attivato per avviare una campagna referendaria atta a ripubblicizzarla.

Poiché si tratta di un movimento apartitico di cittadini ed associazioni, hanno aderito all’iniziativa referendaria le realtà più diverse e rappresentativa di una larga fetta della società italiana, dalle associazioni ambientaliste a quelle cattoliche e della sinistra, sindacati, associazioni di categoria, chiese, comitati ed Enti Locali, enti no profit ed associazioni umanitarie, testate giornalistiche e gruppi di acquisto.

I partiti, poiché non facenti parte della società civile hanno potuto aderire al comitato di sostegno ma non al comitato promotore dei referendum. L’IdV, è stato l’unico partito che pur manifestando interesse per il tema ha scelto di non aderire promuovendo dei propri referendum.

4) Cosa chiedono i 3 referendum?
Referendum 1: abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica, ovvero fermare la privatizzazione dell’acqua.
Propone di abrogare la normativa che stabilisce che entro il 2011 la gestione del servizio idrico debba essere obbligatoriamente affidata: o a soggetti privati attraverso gara o a società a capitale misto (pubblico-privato), all’interno delle quali il privato detenga almeno il 40% e la gestione diretta del servizio idrico (art. 5 legge Ronchi). Il pubblico, per statuto, resta vincolato alle scelte del privato.
La norma da abrogare impone inoltre che per le società miste collocate in Borsa, l’Ente Pubblico non possa detenere la maggioranza delle quote ma anzi, debba scendere al 30%.

Referendum 2: abrogazione dell’art. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo ala scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato, ovvero, aprire la strada della ripubblicizzazione.
Propone di abrogare l’articolo di legge che definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Società per Azioni, escludendo la gestione diretta ad opera degli Enti di Diritto Pubblico (salvo casi eccezionali).

L’abrogazione di questo articolo consentirebbe l’affidamento della gestione del servizio idrico anche agli Enti di Diritto Pubblico, favorendo di fatto la ripubblicizzazione con la partecipazione diretta dei cittadini e delle comunità locali.

Referendum 3: abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, ovvero eliminare i profitti dal bene comune acqua.

Si tratta di abrogare la parte di normativa che concede ai gestori del servizio idrico un profitto garantito. La legge prevede infatti che i gestori addizionino almeno un 7% all’importo delle bollette quale remunerazione del capitale investito. Ossia, qualsiasi cosa faccia il gestore, questi ha la garanzia di un incasso certo.
I cittadini da una parte vengono privati del bene comune acqua e dall’altra sono obbligati, con uma maggiorazione della bolletta, a garantire un profitto ai privati.
Abrogando questa norma tariffaria, verrebbe meno uno dei fattori di richiamo delle società private, ossia la garanzia di un introito certo.

5) I quesiti dell’Italia dei Valori (IdV)
Contrariamente ai quesiti del Forum, che hanno saputo aggregare un’ampia rappresentanza della società, il partito dell’IdV corre da solo.
In merito ai quesiti referendari presentati da Di Pietro, sull’ art. 15 del d.l. n. 135, in caso di esito positivo rimarrebbero sostanzialmente in piedi i modelli già esistenti. Invece i quesiti formulati dal Forum dei movimenti per l’acqua hanno come obiettivo dichiarato, di scardinare questi modelli che, seppur con tonalità differenti, orbitano, nella dimensione privatistica. Si tratta pertanto di un quesito che non coglie lo spirito di fondo dei referendum presentati dal forum, riportandosi piuttosto alle norme e ai modelli che hanno avviato la privatizzazione nel nostro paese (riassunto tratto da Alberto Lucarelli, il Manifesto).

Non solo. In caso di esito positivo, l’impianto normativo che resterebbe in vigore andrebbe contro le leggi che i governi Prodi prima e Berlusconi poi hanno dovuto approvare anche a causa delle SpA e Srl a capitale interamente pubblico (in house) o misto, avevano violato e stanno violando il Trattato Europeo sui principi di libertà di insediamento stabilimento e concorrenza. Le sentenze della Corte di giustizia Europea, a partire dal 2005, si sono pronunciate contro le SpA e le Srl a capitale interamente pubblico o misto che in Italia stavano gestendo servizi pubblici locali con affidamenti senza gara pubblica.

Per i non addetti, queste SpA e Srl, facendo, per il codice civile Italiano, attività di impresa e commercio, stanno esercitando, concorrenza sleale. In altre parole, i referendum IdV finiscono con il promuovere una vera e propria sfida anche al Trattato Europeo.
(riassunto tratto da Luigi Meconi, hyperlink 13/04/2010).

6) Cosa succederà se passano i 3 quesiti referendari?
Qualora dovessero passare i 3 quesiti referendari del Forum non si tornerà alle leggi preesistenti ma di fatto si creerà un vuoto normativo che dovrà essere colmato con l’emanazione di nuove leggi.
Ma poiché già dal 2007 giace una proposta di legge di iniziativa popolare a favore dell’acqua pubblica sottoscritta da 400.000 persone, sarà giocoforza e c’è la speranza che il parlamento lavori attorno a questo testo.

7) Cosa propone la legge di iniziativa popolare del 2007?
La legge, definisce i “principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e del servizio idrico”
In particolare.
- detta i principi con cui deve essere utilizzato, gestito e governato il patrimonio idrico nazionale prefiggendosi l’obiettivo di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile, preservativo e solidale anche a garanzia delle future generazioni
Riguarda sia le acque di superficie che quelle sotterranee regolamentandone l’uso civile, agricolo e industriale.
- definisce che il servizio idrico è da considerarsi servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e la sua gestione è sottratta al principio della libera concorrenza ed è realizzata senza fini di lucro.
- stabilisce che cessino tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate a terzi mentre quelle
affidate a società a capitale misto pubblico-privato si trasformino in società a capitale interamente pubblico per poi divenire enti di diritto pubblico.
- determina che il servizio idrico integrato sia finanziato dalla fiscalità generale, specifica e dalla tariffa.
- stabilisce che l’erogazione giornaliera pari a 50 litri di acqua per persona sia considerata un diritto umano e quantitativo minimo vitale garantito e gratuito che non può essere sospeso.
- determina che la copertura finanziaria, per quanto attiene alla fiscalità generale, sia garantita attraverso il prelievo di risorse dalle spese militari, l’IVA derivante dalla vendita delle acque minerali, gli introiti delle sanzioni per danni ambientali, il prelievo fiscale sulla produzione e l’uso di sostanze chimiche inquinanti.

Curando la terra curiamo il nostro futuro

Si celebra oggi la giornata della terra. Abbiamo una disinformazione a rigurdo advvero paurosa, eppure tutto il nostro agire quotidiano influenza e dipende da quanta attenzione sappiao dare al creato affidatoci. Sui giornali, nelle scuole, negli incontri si parla di tutto, di ogni minima sciocchezza ma non esiste una vera informazione sulle questioni vitali per noi e per chi verrà dopo di noi.
Eppure l'episodio, nn casuale, del vulcano islandese avrebbe dovuto svegliare qualche coscienza sul debole sistema economico orami giunto al capolinea.
Credo sia giunto il tempo maturo per capire che questo tempo non è tempo di crisi ma di cambiamento. Si di cambiamento di mentalità!
Di seguito riporto l'intervento dal sito Terranauta, una vera informazione da far circolare ilpiù possbile per iniziare un percorso davvero formativo per qanto amano la vita presente e futura.
Aria pulita da respirare, cibo da mangiare, acqua da bere, medicine per stare in salute, fibre per i vestiti che ci scaldano, protezione da dissesti idrogeologici e climatici: la vita di tutti noi dipende dalla biodiversità e le specie animali e vegetali, gli ecosistemi in cui vivono e i loro servizi fondamentali ci vengono forniti gratuitamente.
Oggi si celebra la Giornata della Terra in tutto il mondo e proprio perché quest’anno cade nell’Anno dedicato dall’ONU alla Biodiversità, il WWF ricorda come i servizi forniti da questa siano fondamentali per la sopravvivenza umana e rappresentino le basi fondamentali dei nostri sistemi economici e sociali. Il WWF Italia ricorda, ad esempio, che un solo ettaro di foresta tropicale può fornire servizi fondamentali quali cibo, acqua, materie prime, sostanze farmacologiche, mitigazione climatica, purificazione dell’acqua, turismo, per un valore di oltre 16.000 dollari l’anno.
A sostegno di questo messaggio il WWF riporta alcuni dati:
I sistemi naturali e gli oceani costituiscono uno straordinario serbatoio di carbonio, ma la loro capacità di assorbimento è declinata dal 60% di 50 anni al 55% degli anni recenti (servizio atmosfera); circa un terzo del nostro cibo proviene da piante impollinate da oltre 100.000 specie di impollinatori selvatici, consumiamo 48 milioni di tonnellate di pesce all’anno e l’80% dei paesi in via di sviluppo vive di prodotti forestali come frutta, noci, erbe e spezie (servizio cibo).
L’80% della popolazione mondiale utilizza prodotti medicinali naturali e dei 150 farmaci più prescritti negli Stati Uniti, 118 derivano da fonti naturali (servizio medicine); a ognuno di noi servono almeno 80 litri di acqua al giorno per una buona qualità di vita, e ne occorrono 10 per produrre un foglio di carta, 140 per una tazzina di caffè, 2.000 per una t-shirt e 8.000 per un paio di scarpe (servizio acqua).
Un ecosistema vitale e funzionante è una vera e propria “assicurazione” personale, ambientale ed economica attivata gratuitamente per tutti noiE' inoltre la natura a fornirci tutte le materie prime che sono alla base dello sviluppo economico e industriale (servizio materie prime), senza contare la capacità degli ecosistemi di contenere eventi catastrofici come uragani, inondazioni e siccità, di regolare i flussi idrologici e gli equilibri biologici del pianeta, e anche di offrire all’uomo quelle occasioni di svago e godimento che favoriscono l’equilibrio psico-fisico della nostra specie.
Per il WWF l’Anno della Biodiversità è un’ottima occasione per comprendere come la perdita di questa comporti inevitabili conseguenze negative su diversi aspetti del benessere umano, dalla salute al cibo, dalla sicurezza rispetto ai disastri naturali, alla sicurezza energetica e all’accesso all’acqua potabile e alle materie prime: un ecosistema vitale e funzionante è una vera e propria “assicurazione” personale, ambientale ed economica attivata gratuitamente per tutti noi.
“Ogni essere umano dipende dalla natura e dai servizi che gli ecosistemi offrono, consentendo condizioni di vita dignitosa, sana e sicura, a vantaggio delle società umane e della sopravvivenza delle altre specie - ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia -. Oltre ad esibire la propria bellezza e incredibile varietà, le migliaia di specie animali e vegetali che popolano la Terra operano infatti un lavoro incessante e coordinato, sconosciuto ai più, che garantisce gli equilibri vitali del pianeta e la sopravvivenza stessa di tutte le specie viventi, compresa la nostra. L’urgenza è quella di proteggere la biodiversità a tutti i livelli e di chiedere che le strategie politiche ed economiche dei paesi mettano finalmente in conto anche la natura, partendo dall’inserimento nella contabilità nazionale di parametri adeguati”.
Esistono organismi che hanno già avviato degli studi globali specifici per calcolare il rapporto tra investimento e servizi provenienti dalla biodiversità come il Rapporto TEEB patrocinato dall’UNEP e finanziato dal governo tedesco che verrà reso noto nella sua versione finale ad ottobre 2010, in coincidenza con la 10 Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica che si terrà a Nagoya in Giappone. I primi dati mostrano come l’investimento nella conservazione, nella gestione e nel restauro degli ecosistemi possa generare profitti economici e servizi alla società superiori ai profitti dovuti ad un utilizzo non sostenibile delle risorse naturali, come la distruzione delle foreste o la pesca industriale.
“L’urgenza è quella di proteggere la biodiversità a tutti i livelli e di chiedere che le strategie politiche ed economiche dei paesi mettano finalmente in conto anche la naturaI dati sopracitati sulle foreste tropicali derivano da questo studio. E se si prova poi a fare i ‘conti’ su quanto può rendere in termini economici il restauro di alcuni ambienti degradati si scopre che, ad esempio, per ogni ettaro di area costiera ripristinata la comunità avrebbe una ‘rendita’ di circa 73.900 dollari, 14.200 per un ettaro di zone umide, e fino a 129.000 dollari per le barriere coralline. Tra gli ambienti naturali che, una volta ripristinati, rendono di più in termini economici ci sono le praterie (75,1% come rapporto costi/benefici), le foreste tropicali (37,3%), i boschi e la macchia (28,4%) e i boschi di mangrovie (26,4%).
A livello globale le aree protette potrebbero produrre benefici, in beni e servizi, per un valore da 4400 a 5200 miliardi di dollari all’anno. Con un investimento di 45 miliardi di dollari potremmo garantirci servizi naturali delle aree protette del valore di 5.000 miliardi di dollari in aree protette, con un rapporto costi benefici pari a 1:100!
“La perdita di biodiversità è estremamente costosa, sia in termini di equilibrio ambientale sia in termini economici, ma questo valore non è ancora sufficientemente considerato - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia -. Alcune ricerche infatti, come la COPI (Cost Of Policy Inaction) curata da validissimi ecologi ed economisti, dicono che in Europa, nel 2050, la distruzione della biodiversità terrestre costerà circa 1.100 miliardi di euro ogni anno, circa il 4% del PIL europeo.
Mentre al livello globale sappiamo che tra il 2000 e il 2010, abbiamo perso 50 miliardi di euro ogni anno in termini di servizi ecosistemici e se continua questo trend di distruzione delle risorse, nel 2050 i costi saliranno a 275 miliardi di euro all’anno. D’altro canto, in Europa il 16,6% dei posti di lavoro dipende direttamente (2,6%) o indirettamente dai sistemi naturali (un dato che aumenta considerevolmente nei Paesi in via di sviluppo). Eppure solo lo 0,1% del budget europeo è direttamente dedicato alla conservazione della natura”.
L’Europa da sola sta consumando risorse equivalenti a oltre due pianeti e nasconde il proprio debito ecologico dietro le risorse naturaliL’Europa da sola sta consumando risorse equivalenti a oltre due pianeti e nasconde il proprio debito ecologico dietro le risorse naturali (come legno, pesci, prodotti agricoli ad alto utilizzo di acqua) che le vengono fornite dai Paesi che ne sono ricchi. Ma i segnali d’allarme del cambiamento climatico e degli ecosistemi marini degradati ci dicono che il pianeta ha raggiunto il limite.
Il 25-26 marzo il Consiglio Europeo ha discusso la nuova strategia economica con obiettivi al 2020 che dovrebbe riportarci sulla strada di un recupero economico nei prossimi 10 anni: è stata la necessità di una “crescita intelligente e sostenibile”, ma nella sua attuale formulazione la Strategia ignora completamente il valore della natura e la crescente dipendenza dell’Europa e di tutti i suoi settori economici da risorse naturali in calo.
“La chiave per la creazione di posti di lavoro e per un’economia sostenibile e garantita a lungo termine è quella di fare in modo che le attività economiche rispettino i limiti ecologici - ha concluso Bologna - per questo il WWF chiede che gli obiettivi europei per il 2020 (20/30% riduzione delle emissioni, 20% energie rinnovabili, 20% efficienza energetica) siano estesi anche alla biodiversità, per fermarne la perdita entro il 2020”.

la settimana di "Porta la sporta"

Parte domani la settimana nazionale “ Porta la Sporta”, otto giorni dal 17 al 24 aprile per abituarsi a utilizzare la borsa riutilizzabile abbandonando i sacchetti di plastica e monouso, come previsto dalla direttiva europea che dovrebbe arrivare anche in Italia nel gennaio 2011.
L’iniziativa, promossa da Associazione dei Comuni Virtuosi, WWF, Italia Nostra, FAI e Adiconsum, ha riscosso adesioni senza precedenti da oltre cento tra grandi e piccoli Comuni tra cui anche Milano, Trento, Trieste, Pordenone, Arezzo, Forlì, Cesena, 13 Provincie, decine di associazioni, enti e aziende di varia natura, oltre a singoli esercizi commerciali. Coinvolta anche la grande distribuzione, con oltre 2500 punti vendita in tutta Italia per insegne come Esselunga, Unes, Simply Sma, NaturaSì, Despar Triveneto e Provincia di Ferrara.
Moltissime le iniziative sul territorio, organizzate da enti locali e associazioni nelle piazze, nei mercati rionali, negli esercizi commerciali e anche nelle scuole. Si va da stand o azioni di informazione sui danni ambientali dei sacchetti in plastica e sulle soluzioni per porvi rimedio, ad attività manuali e creative come laboratori per grandi e piccoli di “cuci la sporta” o “decora la sporta”, in molti casi realizzati a partire da materiali di scarto o tessuti riciclati.
I laboratori, proposti tutto l’anno dal sito della campagna, sono stati molto apprezzati per le possibilità di aggregazione, interazione sociale, propagazione virale del messaggio su stili di vita non solamente possibili ma necessari, e hanno visto il coinvolgimento di ragazzi diversamente abili arricchendosi del valore sociale della solidarietà.
In alcune città, come Ferrara, agli stand di Porta la Sporta verranno distribuite borse riutilizzabili in cambio di sacchetti di plastica, mentre ad Arezzo il gruppo locale del WWF produrrà in diretta le sporte in collaborazione con Morsbag-ArezzoPOD e con l'Ipercoop locale che venderà le borse a prezzo scontato.
"Porta la Sporta" informa circa i danni ambientali provocati dalle buste di plastica e propone concrete alternativeIniziativa speciale per l’ambiente nella Provincia del Verbano Cusio Ossola, dove scuole, Comuni e cittadini sono stati coinvolti nella creazione di borse, anche attraverso laboratori itineranti all'interno di centri commerciali della provincia. Chiunque invierà la foto della propria borsa all’indirizzo cucilaborsa@gmail.com, contribuirà a una raccolta fondi destinata all’Ente Parchi Lago Maggiore per ripulire dai rifiuti il Canneto di Fondotoce. La Provincia infatti destinerà 2 euro per ogni foto ricevuta all'Ente Parchi.
Adesione “permanente” alla campagna per una libreria di Roma, specializzata per bambini e ragazzi, che aggiunge l’opzione “a rendere”: a chi non ha la sporta, la presteranno loro con una caparra di 1 euro che verrà restituito al successivo incontro.
Ha detto Silvia Ricci, coordinatrice della campagna Porta la Sporta: “Oltre a essere come comitato organizzatore, estremamente soddisfatti sul livello generale di adesioni ricevute, riteniamo che il fiore all'occhiello nella riuscita di questo evento sia stata una partecipazione senza precedenti di insegne della grande distribuzione come Esselunga, Unes, Simply Sma, NaturaSì, Despar Triveneto e Provincia di Ferrara, che hanno messo in campo una comunicazione impeccabile ed efficace verso i propri clienti attraverso esposizione di locandine e diffusione dello spot “Porta la Sporta” tramite i circuiti radio nei punti vendita, inserimento della notizia nei propri siti e depliant pubblicitari.”
“Ci auguriamo – continua Silvia Ricci di Porta la Sporta - che questo risultato sia il segnale di un progressivo aumento della sensibilità ambientale e di responsabilità sociale nelle aziende del retail, e che questa prerogativa possa portare alla creazione di future sinergie con il mondo aziendale.”
Grande successo anche per il sito web www.portalasporta.it che oltre a dare tutti i dettagli dell’iniziativa, fornisce a chiunque ne avesse bisogno consigli, materiali e strumenti per organizzare azioni e campagne di comunicazione ambientale a costi minimi, ed è un prezioso strumento per lo scambio di esperienze e il racconto delle “buone pratiche” già in atto sul territorio italiano, diventando una vera e propria piattaforma di confronto tra attori che condividono gli stessi obiettivi e le loro esperienze.
Su www.portalasporta.it tutti i dettagli e le iniziative in tutta Italia

Iniziamo

Nasce oggi questo blog sul tentativo vero di portare il pensiero della decrescita anche nella realtà di Sorrento. Un tentativo arduo, non semplice, ma necessario. La crisi che c'è e si sente soprattutto sulle spalle dei tanti che tirano sempre la carretta non può essere risolta c solo con l'aumento degli straordinari mal pagati di hotel e ristoranti. Nè tantomeno con l'illusione di un benessere volto solo all'aumento del PIL a discapito dei veri valori del vivere umano. E' un problema di gestione del tempo. Lavoriamo troppo e male e soprattutto lavoriamo a servizio di un sistema che non restituisce quello che toglie. Non c'è più tempo per se stessi. Non più tempo per la famiglia, gli affetti, le amicicizie. Tutto è da ritagliare, frammentato come frammentate sono diventate le nostre vie. Eppure un nuovo modo, un nuovo stile di vita si può insinuare, può prendere piede anche tra le fortezze di questa società marcia.
E' questo lo scopo di questo blog. Mettere insieme le persone, fare informazione e fare rete per cambiare le cose sul serio.
termino con le parole di Maurizio Pallante: "La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio."