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V come Vendetta - Stupendo Monologo

La rete dei partiti e dei nani della politica che elemosinano un pò di notorietà e potere sta finendo! La politica nn può essere una professione sulle spalle dei cittadini. I fondi pubblici non sono lo stipendio di alcuni ma devono essere la ricchezza di tutti, il bene comune di ogni singolo cittadino. Qui e in tutta la penisola sorrentina sono i cittadini indignati la maggioranza! La libertà, la giustizia e l'equità sono più che parole: sono prospettive.

L'aria irrespirabile, il costo dela vita sempre più alto, lo stress quotidiano, la fatica di arrivare a fine mese, il cibo inquinato, la salute sempre dopo il profitto di pochi, il fitto sempre più alto, il desiderio di una casa che mai si avrà, la fatica del lavoro sottopagato, l'infelicità sempre dietro l'angolo o dentro l'anima stanno preparando una miscela esplosiva. A Sorrento non vedo una gande prospettiva, un programma di lungo termine. Una Sorrento gentile che gentilmente te lo mette a quel servizio non è degna dei cittadini che la abitano e la fanno crescere!

Dove sono i programmi per un vero rilancio agricolo? dove sono i programmi per un rilancio di un turismo non di massa ma di qualità? (forse basta Renzo Arbore? e poi chi lo ha pagato?). Dov'è un vero programma di rilancio dell qualità della vita? i cittadini a che posto sono messi? Sono tutti latitanti...meno che i cittadini...che osservano e vanno monitorando...Signori della casta e della cricca ritenetevi osservati. I cittadini informati e che informano ci sono, sono tra voi, tra noi. Non sempre li si riconsce ma ci sono e bisognerà pur sempre rendere conto della gestione della cosa pubblica.

Stay tuned...

La Terra dei Fuochi - 28 agosto 2010 ore 11.00

L'inquinamento non ha frontiere! in modo particolare quello atmosferico. Ci allarmiamo per i buchi della BP in America quando a due passi da noi abbiamo il più GRANDE DISASTRO AMBIENTALE "A PARTECIPAZIONE PUBBLICA".

Somma vesuviana, Acerra, Terzigno, Giuliano, Volla, Casal di Principe, Afragola, Marano di Napoli...se volete approfondire vi consiglio di consulatre questa nuova mappa del touring dei tumori in Campania. Questo è quanto denuncia il sito www.laterradeifuochi.it un vero disastro a cielo aperto e quotidiano. Quello che viene bruciato non sono rifiuti normali ma di quelli speciali altamente inquinanti e cancerogeni. Sono a pochi km da noi, sono terre abbandonate nelle mani della malavita.

Io non credo sia giusto far finta di niente sia perchè sono terre abbandonate sia perchè davvero l'inquinamento non ha frontiere e Chernobyl lo insegna.

Il problema dell'inquinamento non riguarda sono quelle povere persone che hanno avuto la sfortuna di nascere e di morire presto in quelle terre. E' un problema che riguarda tutti noi, le nostre scelte quotidiane di cura ambientale, di nuovi stili di vita. E' un problema che riguarda tutti noi e dovrebbe mobilitarci con maggior attenzione e minor disinteresse.

una vita da anestetizzati?

Non so se ci abbiamo mai pensato seriamente, ma il tempo che abbiamo a nostra disposizione per pensare alla nostra vita (che è sempre una e breve) ai nostri familiari, ai nostri cari, ai nostri interessi e alla nostra vera crescita personale, è sempre poco. Molti pensano sia giusto così altri che sia normlae, altri che non si può far altro che rassegnarsi perchè questa è la vita. Il sottoscritto crede l'inverso!

Oggi nelle case di tutti oramai ci si dà il cambio: entra uno ed esce l'altro e di questo dobbiamo anche dire grazie perchè significa che si lavora e di questi tempi...

Mi chiedo : per chi o per cosa lavoriamo? Pensiamo davvero di poter vivere una vita con uno stile da crescita infinita? pensiamo davvero di credere che cresceremo sempre? Che senso ha vivere per lavorare, produrre consumare? e poi produrre e consumare cosa? Che vita è questa? I risultati li abbiao sotto gli occhi ogni giorno...

Domande sparse in libertà, così tanto per non vivere da anestetizzati o da struzzi! Non si può crescere all'infinito pena l'autodistruzione! Si può decrescere cioè assumere uno stile di vita più sobrio, più attento ai ritmi veri delle persone. Si può tentare di vivere dignitosamente da donne e uomini veri. Si può iniziare a vivire ritornando ai ritmi delle stagioni, rispettando l'ambiente e rimettendo davvero l'uomo al centro!

La Dieta CARB

Il nostro pianeta terra ha la febbre. Lo sappiamo e lo vediamo dai "segnali" che ogni giorno ci manda: alluvioni, terremoti, tsunami, temeprature pazze...Cosa facciamo? aspettiamo con ottimismo la catastrofe oppure decidiamo che riguarda anche noi direttamente?
Opterei per la seconda. Bene ma cosa fare? tante cose ma per cominciare potremmo adottare la DIETA CARB. E che cavole è questa dieta? nulla che riguradi le nostre abitudini culinarie, non almento come lo intenderemmo noi. La dieta CARB è stata proposta da una ecoeditorialista del quotidiano britannico "The Guardiann" Lucy Siegle e riguarda il come far diminuire la nostra impronta ecologica. In altre parole tagliare la nostra produzione quotidiana di GAS INQUINANTI.
I CARBS sono gli etti di anidride carbonica di ciascun oggetto o attvità svolta. Ogni carb equivale a 100gr di CO2 e l'obiettivo è perderne il più possibile.
In Europa è stimato che ognuno di noi ne consuma in media circa 11 tonellate l'anno (sic!) e allora come tagliarla?
Si possono seguire diverse regole o opzioni. Ne cito alcune poi lascio ad ognuno il gusto di scoprirle o inventarle da se.
1)staccare il caricoatore del cellulare dopo che si è ricaricato: 6 carbs
2)spegnere le luci anche se si lascia la stanza per poco tempo: 26 carbs
3)fare la spesa ap piedi in bici o autobus almeno una volta alla settimana: 200 carb
4)abbassare la temperatura dello scaldabagno a 60 gradi centigradi: 600 carbs
5)sostituire il soffione della doccia con una a flusso ridotto: 1292 carbs
6)lavare gli indumenti in lavatrice a 30 gradi anzichè 60: 1796 carbs
7)comprere solo frutta e verdura di stagione: 4800 carbs
8) se si va a lavoro in auto portare conse eventuali colleghi: 10 carbs a persona
9)....
10)....
A voi scoprire il resto o inventarlo.
Sono regole di buon senso che se applicate e trasmesse quotidianamente possono fare tanto e cambiare pian piano le cose.
Coraggio, anche questo dovrebbero insegnare nelle scuole e nelle famiglie e dovrebbe essere una delle priorità di ognuno di noi.

Dissuasori per diversamente abili a Sorrento


A Sorrento la vita per i diversamente abili e per i carrozzini non sempre è facile.
Nel Luglio scorso abbiamo accolto piacevolmente l'iniziativa del dipendente Giuseppe Stinga che a mezzo stampa annunciava l'installazione dei dissuasori in via sersale e così dichiarava: "Sono dissuasori amovibili, che utilizzeremo in via sperimentale per alcuni mesi così per verificarne i benefici. I dissuasori garantiranno il rispetto del divieto di transito, con maggiori tutele per la sicurezza dei pedoni. Si tratta di un provvedimento da tempo invocato dalla cittadinanza e già in queste prime ore abbiamo ricevuto numerosi consensi da parte dei residenti dei commercianti e dei fedeli della vicina Congregazoine dei servi di Maria. Contestualmente all'installazione abbiamo fatto gli opportuni controlli per verificare che le transenne non impedissero il passaggio dei disabili. L'accertamento ha escluso questo tipo di inconveniente, tuttavia, se dovessero giungerci segnalazioni, effetueremo nuove verifiche, apportando tempestive modifiche"
Ad oggi c'è da segnalare che l'esperimento è fallito e non tanto perchè i motorini non ci passano (cosa buona!) ma perchè alcune mamme lamentano la difficoltà a passare con passeggini. Con il passeggino a due è impossibile ed è praticamente impossibile l'accesso per i diversamente abili.
La segnalazione ci è pervenuta da un diversamente abile della nostra penisola che è anche andato a farlo presente ai diretti interessati. A tutt'oggi la situazione è sempre la stessa e le uniche alternative propotegli sono state: di attendere l'intervento del tecnico. Di smontare i poggiapiedi per passare.
La soluzione "migliore" - ma non dignitosa per una città comela nostra - resta fare il giro immenso di via degli aranci per raggiungere il parco Ibsen e luoghi limitrofi. E' assurdo dover far fare un giro infinito - a chi già incontra problemi di circolazione - per ragiungere posti che sono a 10 15 metri.
Le tempestive modifiche non ci sono state ancora e la verifica delle transenne per evitare "questo tipo di inconveniente" evidentemente non è stato fatto con le dovute accortenze.
Non facciamo una bella figura neanche con i turisti che hanno passeggini o che sono portatori di handicap.
Soprattutto spero che la cittadinanza si indigni di fronte a tale situazione e si faccia portavoce di chi ha già poca voce e fa fatica ad essere ascoltato.

Sogliole al mercurio

E' di soli pochi giorni fa il rapporto di greenpeace sulle sogliole tossiche rilevato nel santuorio dei cetacei. Tutti gli esemplari che hanno fatto analizzare risultano contaminati da metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e bisfenolo A, in certi casi oltre il limite consentito dalla legge.
E pensare che proprio le sogliole sono consigliate in fase di svezzamento dei bambini. Le analisi, che abbiamo commissionato al Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università di Siena, sono state effettuate su 31 esemplari prelevati in 5 aree al largo di Genova, Lerici (La Spezia), Viareggio, Livorno e Civitavecchia.
Fra i risultati più preoccupanti c'è il dato sul mercurio trovato oltre il limite di legge nel 25 per cento dei campioni (7 esemplari su 31). La concentrazione più alta di mercurio è stata registrata in un campione pescato al largo di Civitavecchia: 10 volte il massimo consentito dalla legge. A Viareggio, in una delle sogliole la concentrazione di mercurio supera del doppio il limite massimo per il consumo umano, mentre in altri due esemplari è il livello di piombo a sforare i limiti consentiti (7 per cento dei campioni).
Ora questi dati non sono assolutamente da sottolvalutare per nessuno tantomeno per noi che orami da mesi continuiamo a convivere con un mare a sapor di sapone, con un depuratore che non depura e con scarichi fognari che alimentano la flora e la fauna del nostro mare.
Niente allarmismi ingiustificati ma non sarebbe il caso di iniziare ad aprire gli occhi? chi controlla le nostre acque? chi ci garantisce la salute dei nostri mari e dei suoi pesci?
Ricordo sempre che un cittadino informato è molto più difficile da prendere per il culo!

Pineta Le tore al sapore di Amianto

Prendiamo atto che il Dipendente Giuseppe Stinga si è reso conto che la situazione polveri sottili in penisola e a Sorrento non è più da sottovalutare e che quindi ha chiesto un tavolo di concertazione con tutti i sindaci della penisola per risolvere il problema.
Leggo sempre dall'intervista rilasciata a "La Mia Penisola" che :"L'obiettivo principale da perseguire è OVVIAMENTE la diminuzione del traffico veicolare, perchè da esso dipende la quantità di particolato emessa dai tubi di scappamento di vetture e motoveicoli. L'amministrazione di Sorrento ha già ettuato dei provvedimenti che erseguono tale finalità, come ad esempio, la chiusura al traffico del centro storico e l'istiruzione di isole pedonali". Geniale.
Bene, siamo lieti di queste lungimiranti proposte ma ci chiediamo e chiediamo al vice sidaco e alla maggioranza di centro-destra dove erano quando sono stati progettati e approvati i grandi parcheggi adiacenti al centro storico? Dove erano quando è stato approvato, progettato e costruito il mega parcheggio Correale? Non ci vuole una laurea per capire che se si costruiscono parcheggi, questi non fanno altro che attirare auto e le auto - si sa- producono quei veleni che tanto bene ai cittadini NON fanno!
Stesso discorso ovviamente vale per tutti gli altri sindaci e responsabili della viabilità degli altri comuni.
Da tener conto poi che non basta chiudere il centro storico soprattutto se poi a farne le spese in termini di aumento di traffico e inquinamento sono rioni grandi e importanti come Marano via degli aranci dove tutto il traffico in entrata e uscita si concentra.
Sembra un pò un controsenso e piangere sul latte versato: prima si fanno costruire un numero grande di parcheggi e poi si chiede di non venire con le auto o di non usarle.
Si certo convengo che è una questione di abitudini, di stile, di cultura della mobilità ma ancora prima di stili di vita dove al primo posto non possono venire sempre gli interessi economici dei soliti pochi sempre a discapito dei soliti tanti cittadini. A dettar le regole per amministrare dvrebbero altre priorità.
E' mancata anche una certa informazione sulla pericolosità di certe scelte e sulla reale pericolosità di determinate fonti di inquinamento che mi fanno pensare che l'ambiente e la salvaguardia di un territorio come il nostro non sano tra le reali priorità di chi ci ha amministrato e ammnistra da almeno 10 anni.
Posto un video tratto dal sito penisolatv che mostra bene l'attenzione verso il grande polmone verde di Sorrento : la pineta Le Tore. il video del bravo Diego Ambruoso si commenta da solo.
Ecco il video

Crescere "dentro"

di Patrizia Mazzola (MDF Milano)

Nel mondo della vendita a tutte le ore, del profitto e del PIL, parlare di non crescere è come l’eresia nel medioevo: si è immediatamente accusati di voler distruggere ciò che ci ha permesso di avere progresso e benessere, si diventa dei terroristi pericolosi o degli squallidi conservatori.
La stessa parola sviluppo è diventata la litania di qualunque economista, sostenibile o non sostenibile, purchè sviluppo.
Non penso sia necessario semplicemente ridurre i consumi, per ripulire la nostra testa dall’idea velenosa di uno sviluppo infinito; credo che la decrescita felice sia l’occasione per una rivoluzione antropologica, animata dal desiderio di costruire un’esistenza più autentica, legata alla terra madre, non come richiamo nostalgico all’infanzia, ma come riappropriazione di radici culturali e scientifiche, finalizzate alla vita di tutti gli esseri, soprattutto delle donne, i cui ritmi naturali sono stati sacrificati sull’altare dell’efficientismo.

Eppure l’armonia con la natura non credo sia naturale, ma anche in questo caso è una forma umana, che il soggetto conoscente applica alla realtà per interpretarla, per avvicinarsela. I liberisti innamorati della crescita sono degli evoluzionisti, perchè sostengono che il sistema si autoregoli, abbia in sè criteri e correttivi che permettono lo sviluppo finalizzato al miglioramento: sembrerebbe davvero una visione spontaneistica… proprio qui sta l’inganno.

La natura procede con cicli di vita/morte/vita/… che devono farci riflettere su ciò che dobbiamo trattenere o lasciar andare per continuare a vivere; percepire questi cicli nell’ambiente e avvertirli dentro di sè non è facile, perchè i tempi del lavoro, così come è oggi, ce li negano.
Le donne non possono celarseli, se lo fanno si trasformano in “uome”: questo forse è il vantaggio del femminile, l’essere biologicamente costrette a confrontarsi con i cicli del sangue, della vita/morte/vita, mettersi faccia a faccia con la morte per apprezzarla, in quanto origine di vita…

La parola decrescita non piace, perchè come la morte richiama al lasciar andare, all’aprire le mani per mollare la presa: ma riuscirebbe il passero a prendere il volo se non mollasse il ramo, se non allargasse le ali, il fagiolo in terra potrebbe dare la pianta se non si consumasse, il figlio potrebbe essere uomo se la madre non lo partorisse, se troppo buona e sempre pronta a nutrire non morisse più?

Esiste perciò una conoscenza del corpo, nel corpo, con il corpo: sono tutte le cose che facciamo con le mani, che segnano i momenti del lavoro di cura, la giornata quotidiana con la preparazione dei cibi, la pulizia e la creazione di piccoli prodotti che rendono la vita apprezzabile. La nostra società non ha mai valorizzato tutto ciò, al contrario l’ha svilito perchè non produce PIL, non consuma prodotti del mercato se non è guidato dai messaggi pubblicitari, è pericolosamente creativo se non si uniforma con le mode.

Mi pare perciò che l’autoproduzione, l’attenzione all’uso delle risorse, la considerazione del lavoro umano in quanto tale e non in base al salario siano idee importanti da sviluppare, proprio per riprendersi del tempo pieno di significati e abbandonare abitudini/schiavitù insensate. La nonviolenza, secondo me, è la via per la ricerca di un modo diverso di essere, quindi in questo senso possiamo definirla innaturale, perchè implica l’abbandono dei ruoli o degli istinti che abbiamo assunto nel tempo.

Ma a questo punto mi viene naturale parlare di crescita interiore, come sinonimo di decrescita: crescere dentro per non invadere fuori.

pietanze al veleno

Ricevo e pubblico una lettera di Greenpeace Italia.
Oramai anche sul nostro territorio nazionale sono sbarcati gli OGM.
Fin dall'antichità i grandi pensatori ci hanno sempre detto che noi siamo ciò che mangiamo. E' vero! per cui diventa importante alzare la testa dal piatto e iniziare a capire cosa ci stanno o vogliono propiinare.

Ciao alessandro,

pochi giorni fa ti abbiamo segnalato il rischio di una contaminazione da OGM in Italia, a causa di una presunta semina di mais transgenico in due campi in Friuli. Ora abbiamo le prove che quei campi sono transgenici. Lo confermano le analisi effettuate da un laboratorio certificato sui campioni che abbiamo prelevato nei giorni scorsi.

Perciò abbiamo deciso di fare quello che le autorità stanno rimandando da settimane. Questa mattina all’alba i nostri attivisti sono entrati in uno dei campi - a Vivaro in provincia di Pordenone - e hanno isolato, tagliato e messo in sicurezza le parti superiori delle piante di mais transgenico che producono il polline, responsabile della contaminazione.

In questi campi il mais è fiorito e sta già disseminando il proprio polline sulle coltivazioni circostanti. Basta perdere tempo! La Procura di Pordenone deve porre fine a questa contaminazione illegale e incriminare i responsabili e tutti i suoi possibili complici. Il rischio di una contaminazione di tutto il mais del Friuli deve essere scongiurato.

Di fronte a questa emergenza ci siamo appellati al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Scrivi anche tu al presidente per rafforzare la nostra richiesta.
Grazie!

Federica Ferrario
Responsabile Campagna OGM

Greenpeace Italia

Allora è possibile! CAMIGLIANO DOCET!

A volte pensiamo che i miracoli appartengano al passato immaginifico dei tempi andati, eppure anche di questi tempi qualcosa di buono e di insperato avviene.
E' quando accade sotto i nostri occhi a due passi da Sorrento nel comune di Camigliano nel cassertano dove tra il fuochi dei rifiuti e le mani della malavita sorge questo piccolo miracolo che dovrebbe essere di sprono ed esempio per tutti noi che di iniziative e possibiità ne possiamo avere tante.
Coraggio...Camigliano con tutta la sua popolazione attiva ci viene a dire che una vita decente e a misura d'uomo è possibile ancora!


“Il nostro obiettivo”, afferma il sindaco Vincenzo Cenname, “sarà quello di apportare un incremento di valore a tutti gli edifici esistenti"Il nuovo piano urbanistico di Camigliano, comune del caleno, non prevederà alcuna area di espansione all’interno del perimetro cittadino. La decisione è stata presa dall’amministrazione e comunicata ai cittadini mediante incontri ufficiali avvenuti il mese scorso.

Nessuna zona sarà dichiarata edificabile e, di contro, il Comune si orienterà verso un’azione di riqualifica e ristrutturazione delle abitazioni esistenti ma disabitate, abbandonate o fatiscenti.

“Il nostro obiettivo”, afferma il sindaco Vincenzo Cenname, “sarà quello di apportare un incremento di valore a tutti gli edifici esistenti, prevedendo un piano di recupero per le tante case abbandonate nel centro storico”.

Con questa decisione, il comune di Camigliano si allinea ai principi sostenuti da “Stop al Consumo di territorio”, movimento di opinione nato da qualche anno per difendere il territorio italiano dall’assalto del cemento (di cui si è spesso parlato sulle pagine di questo sito).

Secondo i dati raccolti da tale movimento, nei soli ultimi quindici anni circa 3 milioni di ettari di terreno sono stati divorati dal cemento o dall’asfalto. Tra grandi opere pubbliche, speculazioni edilizie e abusivismo, si è sottratto suolo all’agricoltura e ai pascoli, cioè alle attività redditizie. E quello che ne è risultato spesso è puro spreco, ossia svariate migliaia di case non affittate e capannoni industriali inutilizzati.

Si tratta di un rapido e gravissimo processo di degrado dell’ambiente che purtroppo non viene percepito come tale. Il suolo è considerato una risorsa infinita, si pensa sempre all’espansione, alla moltiplicazione, all’ingrandimento, senza rendersi conto che esistono dei limiti fisici, in particolare in un paese come l’Italia.

La cementificazione del terreno comporta varie conseguenze negative. In primo luogo aggrava la questione delle emissioni di gas serra. Nel suolo è infatti naturalmente contenuto carbonio; se la terra viene scavata e rimossa, tale elemento si libera e si lega all’ossigeno, formando anidride carbonica che si diffonde nell’atmosfera.



La cementificazione del terreno comporta varie conseguenze negativeA causa della presenza di asfalto e cemento, l’acqua piovana non penetra nel terreno e non pencola fino a raggiungere le falde acquifere, ne consegue un impoverimento di queste ultime. Allo stesso tempo tale acqua, invece di penetrare, scivola e va ad accumularsi in superficie e nei corsi d’acqua, provocando fenomeni devastanti come allagamenti, alluvioni, straripamenti di fiumi (i quali spesso vedono il loro regime mutare in torrentizio).

Se si supera il bilanciamento tra terreni naturali e zone edificate, si crea uno squilibrio nell’ecosistema, ossia si giunge ad un punto in cui esso non riesce più ad auto-rigenerarsi. In alcune aree lombarde tale limite è stato già raggiunto. E d’altro canto la Coldiretti ha dimostrato che già ora l’Italia non è più autosufficiente quanto a risorse agricole e alimentari.

Infine costruire nuovi edifici, strutture, strade, significa cancellare la natura, la storia, le bellezze paesaggistiche che caratterizzano il nostro paese e rendono piacevole la vita di milioni di abitanti nonché di turisti (che portano evidentemente ricchezza).

Una politica responsabile dovrebbe vagliare molto bene le conseguenza prima di accondiscendere alla costruzione di nuove infrastrutture, le quali poi spesso si rivelano inutili, perché giustapposte ad altre già esistenti e non utilizzate o incompiute o da ristrutturare. A muovere le leve sono spesso le imprese immobiliari, le lobbies dei costruttori, gli investitori, e a far loro gioco sono le amministrazioni comunali interessate agli appoggi politici (ossia ai voti) e ai rientri economici dati dagli oneri edilizi.

Del resto, nuova edificazione viene considerata nuova ricchezza (che importa se poi la costruzione sia effettivamente utilizzata o no) secondo gli ottusi parametri del PIL, che come è noto da tempo non è affatto in grado di fornire indicazioni affidabili dello stato di benessere e di salute di un paese.



Il primo comune a crescita zero è stato l’ormai ben noto Cassinetta di LugagnanoIl primo comune a crescita zero è stato l’ormai ben noto Cassinetta di Lugagnano, centro del milanese sottoposto, come tutti i comuni della zona, ad una fortissima pressione immobiliare. Il Sindaco Domenico Finiguerra, però, - in accordo con la popolazione - ha deciso di non consentire alcuna nuova costruzione e di dedicarsi al recupero delle case e delle strutture già esistenti nel territorio urbano.

E’ esattamente quanto ora Camigliano si appresta a fare, diventando quindi il secondo comune a crescita zero d’Italia.

Il paese del caleno si era già fatto notare in passato per varie iniziative nell’ambito della salvaguardia dell’ambiente; esso ha infatti avviato la sperimentazione di varie buone pratiche volte alla riduzione dei rifiuti urbani e all’efficienza energetica. Inoltre esso, in quanto membro dell’associazione Comuni Virtuosi (come lo stesso Cassinetta di Ligagnano), lo scorso 22 novembre ha ospitato la cerimonia della terza edizione del Premio nazionale “Comuni a 5 stelle”, che per l’appunto dà riconoscimenti a centri urbani ed amministrazioni che si siano distinti per politiche volte alla tutela del territorio e alla diffusione di nuovi stili di vita più ecosostenibili.

Sorrento: arrivi da turista, parti fosforescente



Sorrento: arrivi da turista e riparti fosforescente!
Una volta, tanti anni fa, quando perdevi una cosa nelle acque della spiaggia S.Francesco o giù Marina grande non potevi più ritrovarla perchè c'erano le tanto odiate alghe! Ma almeno erano di famiglia, quello era il loro posto naturale, eravamo noi gli ospiti che andavamo a disturarle.
Oggi invece se perdi qualcosa in acqua lo stesso non lo ritrovi più perchè c'è tanto di quello schifo che galleggia che sembra che stai facendo il bagno in una raffineria.
Ma la cosa che dovrebbe scandalizzare è che la gente non se ne preoccupa. Ci sono effetti sul corpo, rischi di qualche infezione, delle macchie sul corpo....ma niente si continua a fare il bagno.
Non ci sono più le laghe che erano di casa in quelle acque, ma va bene così, nessuno si chiede il perchè di questo mutamento della natura. MAgari han deciso di traslocare.
E' di oggi la notizia della chiusura con avvisi di garanzia dell'indagine della Procura di Torre Annunziata ha portato a galla molti sospetti sulle analisi eseguite nel 2009 lungo i tratti di mare della Penisola Sorrentina. I giudizi di balneabilità del mare tra Castellammare e Massa Lubrense pronunciati dall´Arpac sarebbero infatti fondati su analisi di laboratorio inesistenti o alterate.
Le amministrazioni comunali hanno dormito, la gente ha avuto malattie, strani sintomi ma mai nessuno aveva pensato all'acqua inquinata. L'assenza di un vero depuratore dovrebbe farci chiedere di chi è la responsabilità di tale mancanza? Chi dovrebbe gestire il depuratore? forse chi ci presenta la bolletta dell'acqua?
Per anni ci hanno preso per i fondelli, ci hanno nascosto la verità, non hanno informato e tutelato la salute dei cittadini.
Ma qualcosa cambia, i cittadini si stanno svegliando, stanno riscoprendo pian piano il gusto di informarsi, di assumere nuovi stili di vita con al centro la tutela della natura.
Ogni giorno un cittadino in più è più consapevole del suo ruolo e valore.
Ogni giorno viene sottratto terreno ad un potere politico sbagliato e arrogante, contro il benessere della persona.
Coraggio, verso la catastrofe ma con ottimismo!

polveri sottili e tumori in costiera

Una volta si diceva: "è nato prima l'uovo o la gallina?". Oggi dobbiamo dire viene prima l'uomo o il parcheggio? Le macchine sono oramai un residuo del passato. Lautomobilista deve solo scegliere come morire: se schiantato contro un muro o una macchina oppure se di tumore tra qualche anno.
Vorrei chiedere ai DIPENDENTI COMUNALI DI SORRENTO addetti alla mobilità se conoscono gli studi di settore sulle polveri sottili (non i PM10 ma i PM2-3)presenti quotidianamente in costiera e che provvedimenti intendono prendere.
I tumori sono in aumento insieme ai parcheggi e alle auto che intasano le notre strade da Castellammare fino a Sorrento.
Per ora abbiamo visto solo qualche dissuasore per fare scena e il solito centro storico chiuso. E quelli che abitano al di fuori? E' giusto che respirinoqueste polveri?
Mi appello al Dipendente STINGA nonchè vicesindaco con delega alla viabilità affinchè possa rispondere ai sorrentini.
Di seguito allego articolo di GIUSEPPE DAMIANO apparso sul primo numero di LA MIA PENISOLA, un'intervista al dottor TORQUATO ESPOSTO che dovrebbe far scattare un campanello di allame se non nelle forze politiche (in altre faccende affaccendati) almeno nei cittadini, padi e madri di famiglie che vogliono uttelare la loro salute e quella dei loro figli e assicurare un futuro migliore e senza morti per tumori causati dalle polveri sottili.
il blog resta a disposizione per ogni replica, proposta per costituire comitati per la salute.
P.s. ricordo che a Milano il sindaco MORATTI è sotto inchiesta per questa quetione.

Un serpentone chilometrico di veicoli, polveri sottili che rimangono «imprigionate» in una bolla di umidità e gas velenosi che si propagano dal costone tufaceo. Elementi micidiali per la salute dell’uomo. E, in particolare, dei cittadini della costiera sorrentina, un suggestivo fazzoletto di terra dove sono concentrati traffico, smog, umidità e tufo. Secondo un’osservazione condotta da esperti oncologi che operano in ospedali e cliniche locali, l’alta incidenza di patologie respiratorie nei centri che vanno da Vico Equense a Massa Lubrense deve annoverare, tra le logiche conseguenze, anche l’inquinamento atmosferico prodotto dai tubi di scappamento di vetture e ciclomotori. «Bisogna avere il coraggio di adottare provvedimenti drastici – spiega Torquato Esposito, medico di Sorrento -. Anche blocchi alla circolazione o l’istituzione delle targhe alterne».
Smog e polveri sottili. L’area maggiormente a rischio è decisamente la Statale sorrentina, venticinque chilometri d’asfalto che si snodano dal casello autostradale di Castellammare di Stabia fino al centro abitato di Sorrento. La concentrazione di veicoli è particolarmente elevata lungo il Corso Italia, nel tratto che va dalla basilica di Santa Maria del Lauro a Meta e all’incrocio del rione Marano a Sorrento. A volte, specie nelle ore di punta, un serpentone di lamiere occupa l’intero tappeto d’asfalto cittadino, creando non solo ingorghi, caos e disagi, ma anche inquinamento da «smog invernale». Smog invernale causato da elevate concentrazioni di «particolato», polveri sottili e anidride solforosa, in presenza di alta umidità. «Le polveri sottili – sottolinea Torquato Esposito – sono particolarmente nocive per la salute dell’uomo». Sono particelle microscopiche presenti in atmosfera, il cui diametro aerodinamico medio si aggira sui dieci millesimi di un millimetro. Si presentano sotto forma di polvere, fumo e micro gocce di sostanze liquidi. Le principali fonti sono l’erosione del suolo, gli incendi boschivi, le eruzioni vulcaniche, la dispersione di pollini, il sale marino, ma sono presenti anche nei processi di combustione come nei motori a scoppio, nell’usura di pneumatici, nei freni e sull’asfalto. La loro nocività dipende dalle dimensioni e dalla capacità di raggiungere diverse parti dell’apparato respiratorio. Le patologie legate all’inquinamento da polveri sottili riconosciute sono l’asma, le affezioni cardio-polmonari e la diminuzione delle funzionalità polmonari. La mortalità è, invece, oggetto di dibattito: tuttavia, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sulla base di uno studio condotto nel 2000 in otto città del mondo, stima che siano responsabili dello 0.5 per cento dei decessi registrati nell’anno. Quali contromisure adottare? «Monitorare costantemente il flusso di veicoli – conclude Torquato Esposito –. Rendere noti i risultati e, ove necessario, assumere provvedimenti drastici».
Tufo e Radon. Ma la minaccia per la salute dell’uomo proviene anche dal Radon, un gas radioattivo incolore prodotto dal decadimento del Radio. E’ sprigionato da minerali radioattivi e da materiali da costruzione. Tra questi, il tufo, presente nel tipico costone dell’area sorrentina e in alcuni edifici. L’Oms, già nel 1988, classificò il Radon nel «Gruppo 1», dove sono elencate le sostanze di certa cancerogenicità sull’uomo, come il benzene, l’amianto e il fumo di tabacco. Il rimedio, in linea di principio, si basa sulla ventilazione o l’aspirazione forzata dell’aria. Molti dei Paesi industrializzati hanno emanato precise direttive per spingere la popolazione ad affrontare il problema, invitandola a misurare la concentrazione di radon e, ove necessario, a procedere alla bonifica. I valori consentiti variano da Paese a Paese. L’Italia recepisce, in tal senso, una «Raccomandazione» della Commissione europea che fissa i valori di riferimento della concentrazione di Radon nelle abitazioni a 400 Bq (unità di misura della radioattività) per metro cubo per gli edifici già esistenti e 200 Bq per edifici da costruire. Valori che, comunque, rimangono nocivi per la salute dell’uomo, specie in presenza di aree a scarsa ventilazione. Secondo una ricerca condotta qualche mese fa dagli studenti del liceo scientifico «Gaetano Salvemini» di Sorrento, in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Università «Federico II» di Napoli, alcuni locali scolastici e del palazzo municipale di Sorrento, pur rientrando nei valori di tolleranza, superano di gran lunga la concentrazione media di Radon presente nelle abitazioni campane (97 Bq per metro cubo, valore, a sua volta, superiore alla media nazionale, che si aggira sui 77 Bq. E sua volta ancora, superiore alla media mondiale). Nella struttura in tufo del Salvemini (sezione «succursale»), il valore medio di Radon è risultato 241 Bq per metro cubo. Alla scuola elementare «Veneto», 230 Bq. Decisamente più basso (73 Bq), il valore di Radon della sede centrale dell’istituto Salvemini, costruzione in cemento armato.

Il discorso tipico dello schiavo - Silvano Agosti




"Il fatto che la gente vada a lavorare sei giorni a settimana è la cosa più pezzente che si possa fare. Come si fa a RUBARE l'unica vita che uno ha?". Non si parla mai dalle nostre parti (SORRENTO,SANT'AGNELLO, PIANO,META, VICO...e poi TUTTA LA COSTIERA AMALFITANA)degli orari di lavoro. Partendo dal fatto che chi ti offre lavoro pretende di esserepure ringraziato. Manco che il tempo nostro che lui si prende sia sua proprietà o che possa essere pagato on una somma. Se poi vogliamo parlare della somma...beh su un contratto di 6.40 ore giornaliere se ne fanno quando va bene 8-9 pagate sempre al disotto di quello che dovrebbero essere.
Nessuno dice niente. I politici tutti comprati e corrotti dal sistema, anche perchè molt che siedono nella casa comunale poi sono anceh datori di lavoro di hotel, aziende, cooperative. Si chiamerebbe conflitto di interessi ma ache qui nesuno sa cosa sia.Dei sindacati ci sono solo le sigle ma di azione vera meno che zero.
Resta solo il cittadino che per dignità personale e per tirare avanti sta zitto perchè nessuno lo sa e vuole tutelarlo.
Allora capisco che è anche un problema culturale. Oramai è come sei i lavoratori dei nostri posti abbiano abdicato al DIRITTO ALLA FELICITA' e al tempo libero. E' come se fose un lusso che non può appartenere a loro perchè dentro ad un ingranaggio troppo grande dove conta solo PRODURRE per GUADAGNARE per poi CONSUMARE. Allora davvero è un problema culturale dove le parole sono mistificate e perdono il loro vero significato.
Ecco io vorrei - se non sanno farlo i quattro politicanti eletti e quelli che gli ronzano attorno - ridare dignità ai lavoratori, fargli recuerare "l'incanto della vita" ridando senso al tempo liberato. Sono convinto che finquando il lavoro salariato non sarà stato trasformato, le classi lavoratrici non avranno l'attitudine al "tempo libero" che è composto di tre elementi: il riposo, il divertimento e lo sviluppo personale.
Oggi invece la stuazione è completamente diversa perchè la mggior prte del tempo libero non porta ad una riappropriazione dell'esistenza e non costituisce una fuoriuscita dal modello di sviluppo mercantile dominante. Il tempo libero è impegnato anch'esso in attività mercantili. E' in gioco la riconquista del tempo personale. Un tempo QUALITATIVO. Un tempo che coltiva la lentezza e la contemplazione, la cura di sè e dei legami peronali, in una parola della vita vera in quanto libearata dal pensiero del prodotto.
Come sostiene Gorz, è necessaria "una politica del tempo che inglobi l'organizzazione del quadro di vita, la politica culturale, la formazione e l'educazione, che rifondi i servizi sociali e le struture collettive in modo da dare maggiore spazio alle attività autogestite, di aiuto reciproco, di cooperazione e di autoproduzione volontarie"
Siamo pronto a fare il salto di qualità?

Robert Kennedy. Discorso sul PIL. Original Speech (it sub.)




Questo è un grande discorso fatto d un grande americano nel lontano 1968. ppure tutto già era molto chiaro.Cosa è cambiato? poco, troppo poco. Quando ascolto i nosti politici locali sia dimaggioranza che di opposizione, vedo che entrambi cercano soluzioni alla crisi soltanto in una crescita infinita che tale non può essere. Forse loro (essendo abbastanza avanti con l'età) non lo sanno. Oppure - e spr di sbagliarmi - lo sanno ma fanno finta di non saperlo creando gravi danni per le generazioni future.
Reto sempre convinto che una città come Sorrento meriti un cambio di rotta che non significa regredire ma fare quel salto di qualità che ci sganci al mito del PIL che misura solo consumi ma mai la QUALITA' della vita di una comunità. Se davvero la crescita inesa come la intendiamo oggi porta benessere, perchè tanta tritezza ed insoddisfazioe in giro? Forse qualcosa non va...forse dobbiamo rivedere degli stili di vita.
Sfido i politici locli a trovare soluzioni adeguate, serie e di lungo termine pr la salute e il benessere vero dei cittadini. Sono lì principalmente per questo e non per servire il dio economia!
Dalle interviste sui giornali locali sento solo un cumulo di parole vuote alle quali non credono neanche loro, delle quali nemmeno lorosanno la reale possibilità di realizzazione.
Serve un cambio, questo blog tenterà con l'aiuto di chi vuole di intraprendere una strada.
Quella della decrescita ne è una, ritengo la migliore al momento. CHiunque volse farsi compagno di viaggio con le sue idee e proposte e più che benvenuto.
Il blog con la sua attività di informazione resta a disposizione.

Un piano per salvare l'umanità - Intervista a Lester Brown




Ecco no stiamo andando verso un catastrofe ma ci stiamo avviando con ottimismo...sembra che non ci frega niente di niente. A livello nazinale abiamo un nano ipazito con una ore che sta implodendo giorno dopo giorno. Abbiam una misera oppsizione che fato salvo un pò per Di Pietro è pratiamete un optional.
Quello che cidicesterBrown è difondamentale iportanza e andrebbe stdiato nelle scuole, fi da piccoli. Anche qui a Sorrento sembra che ch deieei poteri poitici ed economici si solo concentrato sul bree periodo su come guadagnare di pù a discapito dei tanti e di qelli che verranno dop di noi.
Che politice ambientali adotta il nostro comune? che conoscenze ha? di quali esperti è munito? come combtte absivismo e alvagardia ell'ambiente? e l'opposzone? dorme? e le associoni?i catolici?
svegliamoci per favore!

Sorrento è ferma

Sono passati diversi mesi dalle elezioni comuanli sorrentine che hanno visto la vittoria del centro-destra. Tuttavia il clima che si respira è quello della quiete...apparente. Sappiamo che la macchina comunale è attva e che gli interessi vanno avanti. L'opposizione ridotta al lumicino...dorme. Sembra che siamo ancora una volta destinati a vivere 5 anni di amministrazione di destra con le solte politiche a favore delle famiglie forti e dei poteri forti (imprenditori del cemento, alberghi e ristoratori) a discapito del sorrentino medio che abita il territorio ne garantisce lo "sviluppo" ma gode poco della sua città.
Sono sempre convinto che Sorrento vive sugli allori, che crede ancora ad uno sviluppo infinito senza tener conto che questo non sarà sempre possibile, eppure non riesce a mettere in campo politiche di lungo periodo, a lungo raggio. Non riescono i nostri politici a guardare in grande a vedere anche per le nuove generazioni.
Maggioranza ed opposizione vivono in una quiete estiva molto preoccupante.
Eppure a tutti i gruppi consiliari vorrei chidere se hanno pensato davvero ai loro cittadini e inqual misura.
Vorrei chiedere se hanno pensato ad un piano di "Rifiuti zero" che garantirebbe un grosso risparmio economico per tutti e la creazione di nuovi posti di lavoro per giovani ed adulti.
Vorrei chiedere se hanno mai capito come funzione la gestione dell'acqua a Sorrento e quali provvedimenti stanno attuando, visto che solo pochi cittadini si sono presi la briga di raccogliere le firme per il reerendum nazionale.
Mi viene da chiedere agli amministratori e alle opposizioni cosa hanno previsto per ridurre l'impronta ecologica della macchina comunale. E come pensano di gestire il territorio visto che si fanno sempre più insistenti le richieste di condoni e i parchieggi aumentano.
Vorrei chiedere agli amministratori cosa hanno previsto per migliorare gli stili di vita dei loro cittadini e che tipo di mobilità hanno in mente di realizzare.

Sono certo che qualcosa avranno pensato perchè a differenza degli ultimi 15 anni i cittadini non vogliono più essere solo sudditi e soprattutto non vogliono retare fermi e vedersi morire piano piano.

Un mondo che non c'è

E' inutile far finta di nulla, viviamo in un mondo che non c'è. Esiste solo nella fantasia di chi crede di governarci, di amministrarci. Esiste nella televisione che ci ha talente ibottit la mente ed il cuore che siamo i un torpre mentale spaventoso.
Sono passati pochi mesi dalle elezioni comunali sorrentine che hanno visto una vera apotesosi delle destre e l'ennesima figuraccia delle opposizioni che hanno una vera vocazione ad essere opposizine a vita. Forse non sanno i vari leaders sorrentini che il nostro modello di sviluppo cittadino non è più sostenibile. Forse non sanno che stanno rendendo i loro cttadini degli schiavi imbottiti di tranquillanti (non sanno di essere schiavi e se lo sanno non hanno la forza di reagire).
Personalmente credo che Sorrento abbia bisogno di cambiare passo. Credo abbia bisogno di una sferzata di novità vera e non di facciata.
Credo debba essere una città a misura d'uomo per i sorrentini e non solo per i turisti. Debba investire seriamente nelle rinnovabili (ma dubito che i nostri politici di lungo corso siano aggiornati sul tema!) abbia urgente necessità di rilanciare l'agricoltura locale per permettere agi agricoltori di vivere e ai cittadini di rsparmiare sugli acquisti e di guadagnare sulla propria salute!
Viviamo in un mondo che non c'è, dove semra che tutto vada bene perchè non si ha più il tempo di fermrsi un secondo e pensare; ma in realtà non appena se ne ha l'occasione si avverte dentro che qualcosa non va.
Le strade sono due: o lo struzzo o lo scatto di orgoglio che ci permette di guardare in faccia la realtà e di trovare soluzioni serie e di lungo respiro.
Il blog è aperto a qualsiasi idea o proposta o discussione.
E' tempo di creare massa critica, capace di elaborare soluioni e di attuarle. Non è più il tempo di subire le azioni esterne ma di prendere in mano le proprie scelte di vita con responsabilità. In una parola di essere uomini e donne vere.

il nuovo rinascimento

Un comportamento ecologico è l’unica innovazione possibile. Ma ogni atteggiamento ecologicamente compatibile è improntato al fermarsi e fare un piccolo passo indietro.

Insomma, mi sembra che l’unico comportamento ecologicamente plausibile sia quello di riposizionare un po’ indietro le lancette, di rivedere e ridiscutere gli entusiasmi dei decenni del consumo e di riappropriarci dei nostri cicli energetici e vitali.Ecologico è uno stile di vita che cerca di recuperare quello dei nostri nonni. Non quello dei nostri genitori: loro erano già nel pieno dell’ondata consumistica, loro si affacciavano agli anni sessanta o settanta da giovani neoconsumatori entusiasti. E’ alla generazione precedente che dobbiamo guardare: quella che era ecologica per economia.Perchè in fondo siamo più simili a loro da un punto di vista economico: la prima generazione occidentale che ha meno risorse economiche di quella che la precede. E allora sì, siamo più simili ai nostri nonni e stiamo riscoprendo alcune loro assodate abitudini come innovazioni ecologiche.

Molti di noi riflettono sul down-shifting delle loro esistenze : siamo stati costretti a contrarre i nostri redditi per essere madri e padri, ci siamo trovati travolti da una poderosa crisi economica. Abbiamo cominciato a porci delle domande, a pensare che un’altra vita è possibile e forse non ci sta nemmeno dispiacendo troppo. La nostra forma più potente di ecologia è fare economia.E’ ridimensionarci: ridurre i consumi, ripensare gli acquisti, ridisegnare il lavoro, riappropriarci del tempo.

riflettere

Sono passati più di dieci anni dal lontano 1997 quando il protocollo di Kyoto sanciva a livello mondiale un impegno da parte dei paesi aderenti a ridurre le emissioni di gas climalteranti attraverso programmi che avrebbero incentivato una serie di azioni di contenimento della propria impronta ambientale.

Il dibattito sul problema del surriscaldamento globale e sulla necessità di contrastarlo in maniera efficace si è intensificato sempre più negli ultimi anni parallelamente a campagne di sensibilizzazione, leggi e incentivi economici rivolti a privati e amministrazioni affinché attuassero una serie di misure efficaci in questa direzione. Parliamo di implementazione delle fonti rinnovabili - principalmente fotovoltaico, solare termico, eolico, biomasse - riduzione degli sprechi, riciclo e tecnologie efficienti.

Ma il cambiamento non può reggersi solamente su incentivi e investimenti, prescrizioni di legge e relative sanzioni (tra l’altro spesso inesistenti o inapplicate) dovendo passare necessariamente anche attraverso la reale presa di coscienza da parte del singolo dell’importanza di agire in questa direzione.

Sempre più da ogni parte piovono consigli per dare il nostro piccolo quotidiano contributo al pianeta: usare solo lampadine efficienti, limitare viaggi in auto a favore dei mezzi pubblici e di salutari passeggiate, chiudere i rubinetti, risparmiare l’acqua calda, il gas in cucina, non installare l’aria condizionata, ecc..

Dunque in sintesi si può dire che tutti, o quasi, ad oggi abbiano capito che occorre fare attenzione ai consumi legati alle utenze domestiche (elettricità e calore) e ai mezzi che utilizziamo per spostarci.

Tuttavia in tutto ciò l’anomalia sta nel fatto che a ben vedere nella graduatoria dei settori maggiormente responsabili del surriscaldamento del pianeta, dopo l’edilizia, al primo posto con il 40% delle emissioni totali, e prima dei trasporti, che occupano il terzo con il 14%, c’è una voce che sembra essere ancor oggi un tabù: il mercato della carne.



Si calcola che l'impatto ambientale di un onnivoro sia equivalente a quello di 7 vegetariani e di 20 veganiQuesto settore dell’industria rappresenta nientemeno che la seconda voce in graduatoria incidendo con il 18% delle emissioni totali di CO2 (rapporto FAO “Livestock’s long shadow” 2007).

In realtà secondo un recente studio del World Watch Institute*, che conteggia variabili aggiuntive (attribuite invece dal rapporto FAO ad altri settori produttivi), che prende in considerazione l’intera filiera della produzione, e si basa su database aggiornati al 2009, la quota potrebbe arrivare addirittura al 40 - 50%!

Allevamenti, mattatoi, colture e quindi terreni dedicati esclusivamente a nutrire il bestiame sono responsabili del consumo di un enorme, spaventoso quantitativo di energia, e dei relativi gas serra associati (oltre alla CO2, il metano, con un potenziale inquinante 21 volte maggiore della CO2).

Jeremy Rifkin, economista di fama mondiale e presidente del Foundation on Economic Trends nel suo libro "Ecocidio" denunciava questo stato di cose ancora nel 2001. Nonostante l’eco mondiale che ebbe questo suo lavoro e gli studi pubblicati da autorevoli riviste e istituti di ricerca che avvalorano, con nuovi dati e statistiche sull’impatto degli allevamenti, le posizioni di Rifkin, ad oggi ancora vi è un’inspiegabile ostinazione a non voler denunciare, da parte delle autorità preposte, i danni provocati al nostro pianeta dal consumo – diciamolo pure: smodato! - di carne.

Possibile che dopo tanti summit e strategie di intervento ci si fermi di fronte alla necessità di rinunciare alla bistecca, o per lo meno di ridurne il consumo? Come a dire: dobbiamo fare il possibile per salvare il nostro ecosistema, l’unico che abbiamo, minacciato e saccheggiato da un mercato senza scrupoli e da politiche miopi che mirano solo al profitto, ma se per farlo dobbiamo anche rinunciare alla bistecca... allora no, lasciamo perdere, meglio autodistruggersi!



Campagna di HumaneSociety. Lo slogan recita "quale delle due contribuisce di più al riscaldamento globale?"Questo colpevole e assordante silenzio sul fronte dell’opportunità e dell’urgenza di mutare le nostre abitudini alimentari a favore di una scelta – sempre più - vegetariana ed ecosostenibile non si può dire che non faccia perdere autorevolezza a chi predica i principi dell’ambientalismo.

Un ambientalismo che applica per così dire uno ‘sconto’ immotivato e chiude gli occhi su un tema cruciale arrivando al paradosso di raccomandare i più minuziosi accorgimenti quotidiani come per esempio mettere la tv in stand by che porta ad un risparmio di appena 5-7 Kg di CO2 annui e di tacere invece sul consumo di carne di ognuno.

L’eliminazione della carne dal nostro piatto infatti risparmierebbe l’immissione in atmosfera di circa 2000 kg di CO2** (sempre valori procapite) in un anno, un valore uguale se non addirittura superiore a quello ottenibile rinunciando completamente all’uso dell’automobile!!***

ACQUA/1

I temi trattati
1) il culmine della questione: il Decreto Ronchi del 2009
2) domande e luoghi comuni in tema di acqua pubblica o privata
3) il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
4) i quesiti referendari del Forum
5) i quesiti IdV
6) cosa succede dopo i referendum
7) la legge di iniziativa popolare del 2007 per la ripubblicizzazione dell’acqua


1) Cosa succede con il Decreto Ronchi del 2009?
Con il decreto Ronchi del 2009 tutti i servizi pubblici locali come l’acqua vengono definitivamente ceduti al mercato e sottoposti alle regole del profitto, espropriando i cittadini di quei beni comuni faticosamente realizzati negli anni con i soldi delle tasse.

Noi abbiamo pagato gli acquedotti e qualche privato ne godrà i profitti.
È l’atto conclusivo di un processo che ha avuto per protagonisti governi di ogni colore, sia su scala nazionale sia locale.

La nuova legislazione, imponendo la cessione forzata della gestione del patrimonio pubblico e l’ingresso sostanzialmente obbligatorio dei privati nella gestione dei servizi, renderà obbligatoria la privatizzazione dell’acqua.

2) I luoghi comuni e i sostenitori del Decreto Ronchi dicono:

a) che non si tratta di una privatizzazione ma di una liberalizzazione;
Si parla di privatizzazione e non di liberalizzazione poiché il servizio idrico, per definizione, è un monopolio naturale. Non può infatti esistere una competizione fra più fornitori in concorrenza poiché vi è un solo acquedotto. Non una liberalizzazione con tanti gestori in concorrenza ma una privatizzazione con un solo monopolista privato. Da monopolio pubblico a servizio della collettività a monopolio privato per l’interesse di pochi. Ma a questo punto, se di monopolio si tratta, è ovvio che il servizio debba rimanere pubblico.

b) che comunque l’acqua e le infrastrutture rimangono pubbliche mentre è la sola gestione del servizio a non esserlo più;
Se è vero che l’acqua e le infrastrutture restano del demanio da un punto di vista formale (si parla appunto di “proprietà formale”), all’atto pratico la “proprietà reale” è di colui che gestisce direttamente il bene, che eroga il servizio e che ne incassa gli utili per gli anni a venire.
La proprietà reale si concretizza anche a causa della mancanza di trasparenza nei rapporti pubblico-privato, la debolezza dei controlli e l’impossibilità dell’ente pubblico di incidere sulla governance della società private. Il controllo pubblico è infatti limitato o nullo quando ci si trova dinanzi a forme giuridiche di diritto privato regolate dal diritto societario.

Conta poco affermare che l’acqua è pubblica quando di fatto, per sempre, ogni relazione che avremo, rapporto economico, reclamo, disservizio, saranno una questione privata regolata da un contratto di servizio fra il cittadino ed una società quotata in borsa, probabilmente neppure italiana. Non potremo più decidere, né cambiare fornitore né lamentarci in Comune o fare valere il nostro voto.

Un bene è pubblico solo se è gestito da un soggetto formalmente e sostanzialmente pubblico, nell’interesse esclusivo della collettività.

c) che è l’Unione Europea che ce lo impone;
L’Unione Europea non ci impone assolutamente nulla. Essa stabilisce infatti che i servizi essenziali privi di rilevanza economica, identificati dai singoli Stati, possono essere sottratti al mercato.
Spetta ai singoli Stati definire quali sono i servizi essenziali privi di rilevanza economica.
Tradotto: è l’Italia stessa che si è imposta la privatizzazione dell’acqua.

A riprova che l’Unione europea non impone nulla, il fatto che nel 2010 Parigi, dopo 25 anni di gestione privata, è tornata alla gestione pubblica.

d) che l’ingresso dei privati migliorerà la gestione e i servizi ed aumenteranno gli investimenti;
in Italia (ma anche all’estero), l’ingresso dei privati ha generalmente portato ad un notevole aumento delle tariffe (anche del 400%), ma senza un miglioramento del servizio che anzi, spesso è peggiorato, ma soprattutto ad un netta riduzione degli investimenti di ripristino e modernizzazione delle infrastrutture. Da 3 miliardi a 700 mila euro.

Le diverse esperienze privatistiche di gestione dell’acqua hanno quindi dimostrato come le finalità delle spa siano incompatibili con la gestione dei beni comuni. Il conseguimento del profitto si basa infatti sulla contrazione dei costi, sull’aumento dei ricavi, e sull’imputazione degli eventuali investimenti a carico della tariffa. Ciò può significare che alla scadenza delle concessione, le SpA avranno tratto ingenti profitti senza avere investito adeguatamente sulle reti e a noi cittadini saranno restituiti degli acquedotti fatiscenti da riparare con le nostre tasse.

e) che la gestione pubblica è sprecona ed inefficiente, caratterizzata dal clientelismo.
Se è verosimile che in molti casi la gestione pubblica dell’acqua è inefficiente e sprecona, la soluzione non è regalare ad un privato ciò che è di tutti.
A partire dal presupposto che una gestione pubblica è per definizione orientata all’interesse della collettività mentre una gestione privata deve fare gli interessi dei soci azionisti, ciò che dobbiamo pretendere sono degli strumenti atti a migliorare l’opera degli enti di diritto pubblico e la riduzione degli sprechi. E questo lo possiamo fare ad esempio tramite la leva elettorale, ma solo a condizione che la gestione resti in mano pubblica.

La questione è chi e come avviene la gestione ma soprattutto con quali fini. Una spa ha l’obbligo di chiudere il bilancio in attivo, deve guadagnare. L’ente pubblico punta invece al pareggio e on ha fini di lucro. Il privato quando investe del capitale deve farlo rientrare nel più breve tempo possibile e soprattutto lo deve fare fruttare. L’ente non ha il problema di fare fruttare il capitale ne di farlo rientrare.
Gli investimenti delle spa sono caricati sulla tariffa mentre l’ente preleva dalla fiscalità generale.

3) Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Il Forum si è ufficialmente costituito nel 2006 (ma era già attivo in forma non organica) ad opera di innumerevoli movimenti, reti associative e sindacali, nazionali e territoriali. Tutti questi soggetti hanno condiviso la necessità di cambiare radicalmente il quadro normativo esistente attraverso una proposta di legge d’iniziativa popolare portata in parlamento nel 2007 e sottoscritta da più di 400000 persone.
In seguito al peggioramento del quadro normativo in materia di acqua, il Forum si è attivato per avviare una campagna referendaria atta a ripubblicizzarla.

Poiché si tratta di un movimento apartitico di cittadini ed associazioni, hanno aderito all’iniziativa referendaria le realtà più diverse e rappresentativa di una larga fetta della società italiana, dalle associazioni ambientaliste a quelle cattoliche e della sinistra, sindacati, associazioni di categoria, chiese, comitati ed Enti Locali, enti no profit ed associazioni umanitarie, testate giornalistiche e gruppi di acquisto.

I partiti, poiché non facenti parte della società civile hanno potuto aderire al comitato di sostegno ma non al comitato promotore dei referendum. L’IdV, è stato l’unico partito che pur manifestando interesse per il tema ha scelto di non aderire promuovendo dei propri referendum.

4) Cosa chiedono i 3 referendum?
Referendum 1: abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica, ovvero fermare la privatizzazione dell’acqua.
Propone di abrogare la normativa che stabilisce che entro il 2011 la gestione del servizio idrico debba essere obbligatoriamente affidata: o a soggetti privati attraverso gara o a società a capitale misto (pubblico-privato), all’interno delle quali il privato detenga almeno il 40% e la gestione diretta del servizio idrico (art. 5 legge Ronchi). Il pubblico, per statuto, resta vincolato alle scelte del privato.
La norma da abrogare impone inoltre che per le società miste collocate in Borsa, l’Ente Pubblico non possa detenere la maggioranza delle quote ma anzi, debba scendere al 30%.

Referendum 2: abrogazione dell’art. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo ala scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato, ovvero, aprire la strada della ripubblicizzazione.
Propone di abrogare l’articolo di legge che definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Società per Azioni, escludendo la gestione diretta ad opera degli Enti di Diritto Pubblico (salvo casi eccezionali).

L’abrogazione di questo articolo consentirebbe l’affidamento della gestione del servizio idrico anche agli Enti di Diritto Pubblico, favorendo di fatto la ripubblicizzazione con la partecipazione diretta dei cittadini e delle comunità locali.

Referendum 3: abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, ovvero eliminare i profitti dal bene comune acqua.

Si tratta di abrogare la parte di normativa che concede ai gestori del servizio idrico un profitto garantito. La legge prevede infatti che i gestori addizionino almeno un 7% all’importo delle bollette quale remunerazione del capitale investito. Ossia, qualsiasi cosa faccia il gestore, questi ha la garanzia di un incasso certo.
I cittadini da una parte vengono privati del bene comune acqua e dall’altra sono obbligati, con uma maggiorazione della bolletta, a garantire un profitto ai privati.
Abrogando questa norma tariffaria, verrebbe meno uno dei fattori di richiamo delle società private, ossia la garanzia di un introito certo.

5) I quesiti dell’Italia dei Valori (IdV)
Contrariamente ai quesiti del Forum, che hanno saputo aggregare un’ampia rappresentanza della società, il partito dell’IdV corre da solo.
In merito ai quesiti referendari presentati da Di Pietro, sull’ art. 15 del d.l. n. 135, in caso di esito positivo rimarrebbero sostanzialmente in piedi i modelli già esistenti. Invece i quesiti formulati dal Forum dei movimenti per l’acqua hanno come obiettivo dichiarato, di scardinare questi modelli che, seppur con tonalità differenti, orbitano, nella dimensione privatistica. Si tratta pertanto di un quesito che non coglie lo spirito di fondo dei referendum presentati dal forum, riportandosi piuttosto alle norme e ai modelli che hanno avviato la privatizzazione nel nostro paese (riassunto tratto da Alberto Lucarelli, il Manifesto).

Non solo. In caso di esito positivo, l’impianto normativo che resterebbe in vigore andrebbe contro le leggi che i governi Prodi prima e Berlusconi poi hanno dovuto approvare anche a causa delle SpA e Srl a capitale interamente pubblico (in house) o misto, avevano violato e stanno violando il Trattato Europeo sui principi di libertà di insediamento stabilimento e concorrenza. Le sentenze della Corte di giustizia Europea, a partire dal 2005, si sono pronunciate contro le SpA e le Srl a capitale interamente pubblico o misto che in Italia stavano gestendo servizi pubblici locali con affidamenti senza gara pubblica.

Per i non addetti, queste SpA e Srl, facendo, per il codice civile Italiano, attività di impresa e commercio, stanno esercitando, concorrenza sleale. In altre parole, i referendum IdV finiscono con il promuovere una vera e propria sfida anche al Trattato Europeo.
(riassunto tratto da Luigi Meconi, hyperlink 13/04/2010).

6) Cosa succederà se passano i 3 quesiti referendari?
Qualora dovessero passare i 3 quesiti referendari del Forum non si tornerà alle leggi preesistenti ma di fatto si creerà un vuoto normativo che dovrà essere colmato con l’emanazione di nuove leggi.
Ma poiché già dal 2007 giace una proposta di legge di iniziativa popolare a favore dell’acqua pubblica sottoscritta da 400.000 persone, sarà giocoforza e c’è la speranza che il parlamento lavori attorno a questo testo.

7) Cosa propone la legge di iniziativa popolare del 2007?
La legge, definisce i “principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e del servizio idrico”
In particolare.
- detta i principi con cui deve essere utilizzato, gestito e governato il patrimonio idrico nazionale prefiggendosi l’obiettivo di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile, preservativo e solidale anche a garanzia delle future generazioni
Riguarda sia le acque di superficie che quelle sotterranee regolamentandone l’uso civile, agricolo e industriale.
- definisce che il servizio idrico è da considerarsi servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e la sua gestione è sottratta al principio della libera concorrenza ed è realizzata senza fini di lucro.
- stabilisce che cessino tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate a terzi mentre quelle
affidate a società a capitale misto pubblico-privato si trasformino in società a capitale interamente pubblico per poi divenire enti di diritto pubblico.
- determina che il servizio idrico integrato sia finanziato dalla fiscalità generale, specifica e dalla tariffa.
- stabilisce che l’erogazione giornaliera pari a 50 litri di acqua per persona sia considerata un diritto umano e quantitativo minimo vitale garantito e gratuito che non può essere sospeso.
- determina che la copertura finanziaria, per quanto attiene alla fiscalità generale, sia garantita attraverso il prelievo di risorse dalle spese militari, l’IVA derivante dalla vendita delle acque minerali, gli introiti delle sanzioni per danni ambientali, il prelievo fiscale sulla produzione e l’uso di sostanze chimiche inquinanti.

Curando la terra curiamo il nostro futuro

Si celebra oggi la giornata della terra. Abbiamo una disinformazione a rigurdo advvero paurosa, eppure tutto il nostro agire quotidiano influenza e dipende da quanta attenzione sappiao dare al creato affidatoci. Sui giornali, nelle scuole, negli incontri si parla di tutto, di ogni minima sciocchezza ma non esiste una vera informazione sulle questioni vitali per noi e per chi verrà dopo di noi.
Eppure l'episodio, nn casuale, del vulcano islandese avrebbe dovuto svegliare qualche coscienza sul debole sistema economico orami giunto al capolinea.
Credo sia giunto il tempo maturo per capire che questo tempo non è tempo di crisi ma di cambiamento. Si di cambiamento di mentalità!
Di seguito riporto l'intervento dal sito Terranauta, una vera informazione da far circolare ilpiù possbile per iniziare un percorso davvero formativo per qanto amano la vita presente e futura.
Aria pulita da respirare, cibo da mangiare, acqua da bere, medicine per stare in salute, fibre per i vestiti che ci scaldano, protezione da dissesti idrogeologici e climatici: la vita di tutti noi dipende dalla biodiversità e le specie animali e vegetali, gli ecosistemi in cui vivono e i loro servizi fondamentali ci vengono forniti gratuitamente.
Oggi si celebra la Giornata della Terra in tutto il mondo e proprio perché quest’anno cade nell’Anno dedicato dall’ONU alla Biodiversità, il WWF ricorda come i servizi forniti da questa siano fondamentali per la sopravvivenza umana e rappresentino le basi fondamentali dei nostri sistemi economici e sociali. Il WWF Italia ricorda, ad esempio, che un solo ettaro di foresta tropicale può fornire servizi fondamentali quali cibo, acqua, materie prime, sostanze farmacologiche, mitigazione climatica, purificazione dell’acqua, turismo, per un valore di oltre 16.000 dollari l’anno.
A sostegno di questo messaggio il WWF riporta alcuni dati:
I sistemi naturali e gli oceani costituiscono uno straordinario serbatoio di carbonio, ma la loro capacità di assorbimento è declinata dal 60% di 50 anni al 55% degli anni recenti (servizio atmosfera); circa un terzo del nostro cibo proviene da piante impollinate da oltre 100.000 specie di impollinatori selvatici, consumiamo 48 milioni di tonnellate di pesce all’anno e l’80% dei paesi in via di sviluppo vive di prodotti forestali come frutta, noci, erbe e spezie (servizio cibo).
L’80% della popolazione mondiale utilizza prodotti medicinali naturali e dei 150 farmaci più prescritti negli Stati Uniti, 118 derivano da fonti naturali (servizio medicine); a ognuno di noi servono almeno 80 litri di acqua al giorno per una buona qualità di vita, e ne occorrono 10 per produrre un foglio di carta, 140 per una tazzina di caffè, 2.000 per una t-shirt e 8.000 per un paio di scarpe (servizio acqua).
Un ecosistema vitale e funzionante è una vera e propria “assicurazione” personale, ambientale ed economica attivata gratuitamente per tutti noiE' inoltre la natura a fornirci tutte le materie prime che sono alla base dello sviluppo economico e industriale (servizio materie prime), senza contare la capacità degli ecosistemi di contenere eventi catastrofici come uragani, inondazioni e siccità, di regolare i flussi idrologici e gli equilibri biologici del pianeta, e anche di offrire all’uomo quelle occasioni di svago e godimento che favoriscono l’equilibrio psico-fisico della nostra specie.
Per il WWF l’Anno della Biodiversità è un’ottima occasione per comprendere come la perdita di questa comporti inevitabili conseguenze negative su diversi aspetti del benessere umano, dalla salute al cibo, dalla sicurezza rispetto ai disastri naturali, alla sicurezza energetica e all’accesso all’acqua potabile e alle materie prime: un ecosistema vitale e funzionante è una vera e propria “assicurazione” personale, ambientale ed economica attivata gratuitamente per tutti noi.
“Ogni essere umano dipende dalla natura e dai servizi che gli ecosistemi offrono, consentendo condizioni di vita dignitosa, sana e sicura, a vantaggio delle società umane e della sopravvivenza delle altre specie - ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia -. Oltre ad esibire la propria bellezza e incredibile varietà, le migliaia di specie animali e vegetali che popolano la Terra operano infatti un lavoro incessante e coordinato, sconosciuto ai più, che garantisce gli equilibri vitali del pianeta e la sopravvivenza stessa di tutte le specie viventi, compresa la nostra. L’urgenza è quella di proteggere la biodiversità a tutti i livelli e di chiedere che le strategie politiche ed economiche dei paesi mettano finalmente in conto anche la natura, partendo dall’inserimento nella contabilità nazionale di parametri adeguati”.
Esistono organismi che hanno già avviato degli studi globali specifici per calcolare il rapporto tra investimento e servizi provenienti dalla biodiversità come il Rapporto TEEB patrocinato dall’UNEP e finanziato dal governo tedesco che verrà reso noto nella sua versione finale ad ottobre 2010, in coincidenza con la 10 Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica che si terrà a Nagoya in Giappone. I primi dati mostrano come l’investimento nella conservazione, nella gestione e nel restauro degli ecosistemi possa generare profitti economici e servizi alla società superiori ai profitti dovuti ad un utilizzo non sostenibile delle risorse naturali, come la distruzione delle foreste o la pesca industriale.
“L’urgenza è quella di proteggere la biodiversità a tutti i livelli e di chiedere che le strategie politiche ed economiche dei paesi mettano finalmente in conto anche la naturaI dati sopracitati sulle foreste tropicali derivano da questo studio. E se si prova poi a fare i ‘conti’ su quanto può rendere in termini economici il restauro di alcuni ambienti degradati si scopre che, ad esempio, per ogni ettaro di area costiera ripristinata la comunità avrebbe una ‘rendita’ di circa 73.900 dollari, 14.200 per un ettaro di zone umide, e fino a 129.000 dollari per le barriere coralline. Tra gli ambienti naturali che, una volta ripristinati, rendono di più in termini economici ci sono le praterie (75,1% come rapporto costi/benefici), le foreste tropicali (37,3%), i boschi e la macchia (28,4%) e i boschi di mangrovie (26,4%).
A livello globale le aree protette potrebbero produrre benefici, in beni e servizi, per un valore da 4400 a 5200 miliardi di dollari all’anno. Con un investimento di 45 miliardi di dollari potremmo garantirci servizi naturali delle aree protette del valore di 5.000 miliardi di dollari in aree protette, con un rapporto costi benefici pari a 1:100!
“La perdita di biodiversità è estremamente costosa, sia in termini di equilibrio ambientale sia in termini economici, ma questo valore non è ancora sufficientemente considerato - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia -. Alcune ricerche infatti, come la COPI (Cost Of Policy Inaction) curata da validissimi ecologi ed economisti, dicono che in Europa, nel 2050, la distruzione della biodiversità terrestre costerà circa 1.100 miliardi di euro ogni anno, circa il 4% del PIL europeo.
Mentre al livello globale sappiamo che tra il 2000 e il 2010, abbiamo perso 50 miliardi di euro ogni anno in termini di servizi ecosistemici e se continua questo trend di distruzione delle risorse, nel 2050 i costi saliranno a 275 miliardi di euro all’anno. D’altro canto, in Europa il 16,6% dei posti di lavoro dipende direttamente (2,6%) o indirettamente dai sistemi naturali (un dato che aumenta considerevolmente nei Paesi in via di sviluppo). Eppure solo lo 0,1% del budget europeo è direttamente dedicato alla conservazione della natura”.
L’Europa da sola sta consumando risorse equivalenti a oltre due pianeti e nasconde il proprio debito ecologico dietro le risorse naturaliL’Europa da sola sta consumando risorse equivalenti a oltre due pianeti e nasconde il proprio debito ecologico dietro le risorse naturali (come legno, pesci, prodotti agricoli ad alto utilizzo di acqua) che le vengono fornite dai Paesi che ne sono ricchi. Ma i segnali d’allarme del cambiamento climatico e degli ecosistemi marini degradati ci dicono che il pianeta ha raggiunto il limite.
Il 25-26 marzo il Consiglio Europeo ha discusso la nuova strategia economica con obiettivi al 2020 che dovrebbe riportarci sulla strada di un recupero economico nei prossimi 10 anni: è stata la necessità di una “crescita intelligente e sostenibile”, ma nella sua attuale formulazione la Strategia ignora completamente il valore della natura e la crescente dipendenza dell’Europa e di tutti i suoi settori economici da risorse naturali in calo.
“La chiave per la creazione di posti di lavoro e per un’economia sostenibile e garantita a lungo termine è quella di fare in modo che le attività economiche rispettino i limiti ecologici - ha concluso Bologna - per questo il WWF chiede che gli obiettivi europei per il 2020 (20/30% riduzione delle emissioni, 20% energie rinnovabili, 20% efficienza energetica) siano estesi anche alla biodiversità, per fermarne la perdita entro il 2020”.

la settimana di "Porta la sporta"

Parte domani la settimana nazionale “ Porta la Sporta”, otto giorni dal 17 al 24 aprile per abituarsi a utilizzare la borsa riutilizzabile abbandonando i sacchetti di plastica e monouso, come previsto dalla direttiva europea che dovrebbe arrivare anche in Italia nel gennaio 2011.
L’iniziativa, promossa da Associazione dei Comuni Virtuosi, WWF, Italia Nostra, FAI e Adiconsum, ha riscosso adesioni senza precedenti da oltre cento tra grandi e piccoli Comuni tra cui anche Milano, Trento, Trieste, Pordenone, Arezzo, Forlì, Cesena, 13 Provincie, decine di associazioni, enti e aziende di varia natura, oltre a singoli esercizi commerciali. Coinvolta anche la grande distribuzione, con oltre 2500 punti vendita in tutta Italia per insegne come Esselunga, Unes, Simply Sma, NaturaSì, Despar Triveneto e Provincia di Ferrara.
Moltissime le iniziative sul territorio, organizzate da enti locali e associazioni nelle piazze, nei mercati rionali, negli esercizi commerciali e anche nelle scuole. Si va da stand o azioni di informazione sui danni ambientali dei sacchetti in plastica e sulle soluzioni per porvi rimedio, ad attività manuali e creative come laboratori per grandi e piccoli di “cuci la sporta” o “decora la sporta”, in molti casi realizzati a partire da materiali di scarto o tessuti riciclati.
I laboratori, proposti tutto l’anno dal sito della campagna, sono stati molto apprezzati per le possibilità di aggregazione, interazione sociale, propagazione virale del messaggio su stili di vita non solamente possibili ma necessari, e hanno visto il coinvolgimento di ragazzi diversamente abili arricchendosi del valore sociale della solidarietà.
In alcune città, come Ferrara, agli stand di Porta la Sporta verranno distribuite borse riutilizzabili in cambio di sacchetti di plastica, mentre ad Arezzo il gruppo locale del WWF produrrà in diretta le sporte in collaborazione con Morsbag-ArezzoPOD e con l'Ipercoop locale che venderà le borse a prezzo scontato.
"Porta la Sporta" informa circa i danni ambientali provocati dalle buste di plastica e propone concrete alternativeIniziativa speciale per l’ambiente nella Provincia del Verbano Cusio Ossola, dove scuole, Comuni e cittadini sono stati coinvolti nella creazione di borse, anche attraverso laboratori itineranti all'interno di centri commerciali della provincia. Chiunque invierà la foto della propria borsa all’indirizzo cucilaborsa@gmail.com, contribuirà a una raccolta fondi destinata all’Ente Parchi Lago Maggiore per ripulire dai rifiuti il Canneto di Fondotoce. La Provincia infatti destinerà 2 euro per ogni foto ricevuta all'Ente Parchi.
Adesione “permanente” alla campagna per una libreria di Roma, specializzata per bambini e ragazzi, che aggiunge l’opzione “a rendere”: a chi non ha la sporta, la presteranno loro con una caparra di 1 euro che verrà restituito al successivo incontro.
Ha detto Silvia Ricci, coordinatrice della campagna Porta la Sporta: “Oltre a essere come comitato organizzatore, estremamente soddisfatti sul livello generale di adesioni ricevute, riteniamo che il fiore all'occhiello nella riuscita di questo evento sia stata una partecipazione senza precedenti di insegne della grande distribuzione come Esselunga, Unes, Simply Sma, NaturaSì, Despar Triveneto e Provincia di Ferrara, che hanno messo in campo una comunicazione impeccabile ed efficace verso i propri clienti attraverso esposizione di locandine e diffusione dello spot “Porta la Sporta” tramite i circuiti radio nei punti vendita, inserimento della notizia nei propri siti e depliant pubblicitari.”
“Ci auguriamo – continua Silvia Ricci di Porta la Sporta - che questo risultato sia il segnale di un progressivo aumento della sensibilità ambientale e di responsabilità sociale nelle aziende del retail, e che questa prerogativa possa portare alla creazione di future sinergie con il mondo aziendale.”
Grande successo anche per il sito web www.portalasporta.it che oltre a dare tutti i dettagli dell’iniziativa, fornisce a chiunque ne avesse bisogno consigli, materiali e strumenti per organizzare azioni e campagne di comunicazione ambientale a costi minimi, ed è un prezioso strumento per lo scambio di esperienze e il racconto delle “buone pratiche” già in atto sul territorio italiano, diventando una vera e propria piattaforma di confronto tra attori che condividono gli stessi obiettivi e le loro esperienze.
Su www.portalasporta.it tutti i dettagli e le iniziative in tutta Italia

Iniziamo

Nasce oggi questo blog sul tentativo vero di portare il pensiero della decrescita anche nella realtà di Sorrento. Un tentativo arduo, non semplice, ma necessario. La crisi che c'è e si sente soprattutto sulle spalle dei tanti che tirano sempre la carretta non può essere risolta c solo con l'aumento degli straordinari mal pagati di hotel e ristoranti. Nè tantomeno con l'illusione di un benessere volto solo all'aumento del PIL a discapito dei veri valori del vivere umano. E' un problema di gestione del tempo. Lavoriamo troppo e male e soprattutto lavoriamo a servizio di un sistema che non restituisce quello che toglie. Non c'è più tempo per se stessi. Non più tempo per la famiglia, gli affetti, le amicicizie. Tutto è da ritagliare, frammentato come frammentate sono diventate le nostre vie. Eppure un nuovo modo, un nuovo stile di vita si può insinuare, può prendere piede anche tra le fortezze di questa società marcia.
E' questo lo scopo di questo blog. Mettere insieme le persone, fare informazione e fare rete per cambiare le cose sul serio.
termino con le parole di Maurizio Pallante: "La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio."