Curando la terra curiamo il nostro futuro

Si celebra oggi la giornata della terra. Abbiamo una disinformazione a rigurdo advvero paurosa, eppure tutto il nostro agire quotidiano influenza e dipende da quanta attenzione sappiao dare al creato affidatoci. Sui giornali, nelle scuole, negli incontri si parla di tutto, di ogni minima sciocchezza ma non esiste una vera informazione sulle questioni vitali per noi e per chi verrà dopo di noi.
Eppure l'episodio, nn casuale, del vulcano islandese avrebbe dovuto svegliare qualche coscienza sul debole sistema economico orami giunto al capolinea.
Credo sia giunto il tempo maturo per capire che questo tempo non è tempo di crisi ma di cambiamento. Si di cambiamento di mentalità!
Di seguito riporto l'intervento dal sito Terranauta, una vera informazione da far circolare ilpiù possbile per iniziare un percorso davvero formativo per qanto amano la vita presente e futura.
Aria pulita da respirare, cibo da mangiare, acqua da bere, medicine per stare in salute, fibre per i vestiti che ci scaldano, protezione da dissesti idrogeologici e climatici: la vita di tutti noi dipende dalla biodiversità e le specie animali e vegetali, gli ecosistemi in cui vivono e i loro servizi fondamentali ci vengono forniti gratuitamente.
Oggi si celebra la Giornata della Terra in tutto il mondo e proprio perché quest’anno cade nell’Anno dedicato dall’ONU alla Biodiversità, il WWF ricorda come i servizi forniti da questa siano fondamentali per la sopravvivenza umana e rappresentino le basi fondamentali dei nostri sistemi economici e sociali. Il WWF Italia ricorda, ad esempio, che un solo ettaro di foresta tropicale può fornire servizi fondamentali quali cibo, acqua, materie prime, sostanze farmacologiche, mitigazione climatica, purificazione dell’acqua, turismo, per un valore di oltre 16.000 dollari l’anno.
A sostegno di questo messaggio il WWF riporta alcuni dati:
I sistemi naturali e gli oceani costituiscono uno straordinario serbatoio di carbonio, ma la loro capacità di assorbimento è declinata dal 60% di 50 anni al 55% degli anni recenti (servizio atmosfera); circa un terzo del nostro cibo proviene da piante impollinate da oltre 100.000 specie di impollinatori selvatici, consumiamo 48 milioni di tonnellate di pesce all’anno e l’80% dei paesi in via di sviluppo vive di prodotti forestali come frutta, noci, erbe e spezie (servizio cibo).
L’80% della popolazione mondiale utilizza prodotti medicinali naturali e dei 150 farmaci più prescritti negli Stati Uniti, 118 derivano da fonti naturali (servizio medicine); a ognuno di noi servono almeno 80 litri di acqua al giorno per una buona qualità di vita, e ne occorrono 10 per produrre un foglio di carta, 140 per una tazzina di caffè, 2.000 per una t-shirt e 8.000 per un paio di scarpe (servizio acqua).
Un ecosistema vitale e funzionante è una vera e propria “assicurazione” personale, ambientale ed economica attivata gratuitamente per tutti noiE' inoltre la natura a fornirci tutte le materie prime che sono alla base dello sviluppo economico e industriale (servizio materie prime), senza contare la capacità degli ecosistemi di contenere eventi catastrofici come uragani, inondazioni e siccità, di regolare i flussi idrologici e gli equilibri biologici del pianeta, e anche di offrire all’uomo quelle occasioni di svago e godimento che favoriscono l’equilibrio psico-fisico della nostra specie.
Per il WWF l’Anno della Biodiversità è un’ottima occasione per comprendere come la perdita di questa comporti inevitabili conseguenze negative su diversi aspetti del benessere umano, dalla salute al cibo, dalla sicurezza rispetto ai disastri naturali, alla sicurezza energetica e all’accesso all’acqua potabile e alle materie prime: un ecosistema vitale e funzionante è una vera e propria “assicurazione” personale, ambientale ed economica attivata gratuitamente per tutti noi.
“Ogni essere umano dipende dalla natura e dai servizi che gli ecosistemi offrono, consentendo condizioni di vita dignitosa, sana e sicura, a vantaggio delle società umane e della sopravvivenza delle altre specie - ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia -. Oltre ad esibire la propria bellezza e incredibile varietà, le migliaia di specie animali e vegetali che popolano la Terra operano infatti un lavoro incessante e coordinato, sconosciuto ai più, che garantisce gli equilibri vitali del pianeta e la sopravvivenza stessa di tutte le specie viventi, compresa la nostra. L’urgenza è quella di proteggere la biodiversità a tutti i livelli e di chiedere che le strategie politiche ed economiche dei paesi mettano finalmente in conto anche la natura, partendo dall’inserimento nella contabilità nazionale di parametri adeguati”.
Esistono organismi che hanno già avviato degli studi globali specifici per calcolare il rapporto tra investimento e servizi provenienti dalla biodiversità come il Rapporto TEEB patrocinato dall’UNEP e finanziato dal governo tedesco che verrà reso noto nella sua versione finale ad ottobre 2010, in coincidenza con la 10 Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica che si terrà a Nagoya in Giappone. I primi dati mostrano come l’investimento nella conservazione, nella gestione e nel restauro degli ecosistemi possa generare profitti economici e servizi alla società superiori ai profitti dovuti ad un utilizzo non sostenibile delle risorse naturali, come la distruzione delle foreste o la pesca industriale.
“L’urgenza è quella di proteggere la biodiversità a tutti i livelli e di chiedere che le strategie politiche ed economiche dei paesi mettano finalmente in conto anche la naturaI dati sopracitati sulle foreste tropicali derivano da questo studio. E se si prova poi a fare i ‘conti’ su quanto può rendere in termini economici il restauro di alcuni ambienti degradati si scopre che, ad esempio, per ogni ettaro di area costiera ripristinata la comunità avrebbe una ‘rendita’ di circa 73.900 dollari, 14.200 per un ettaro di zone umide, e fino a 129.000 dollari per le barriere coralline. Tra gli ambienti naturali che, una volta ripristinati, rendono di più in termini economici ci sono le praterie (75,1% come rapporto costi/benefici), le foreste tropicali (37,3%), i boschi e la macchia (28,4%) e i boschi di mangrovie (26,4%).
A livello globale le aree protette potrebbero produrre benefici, in beni e servizi, per un valore da 4400 a 5200 miliardi di dollari all’anno. Con un investimento di 45 miliardi di dollari potremmo garantirci servizi naturali delle aree protette del valore di 5.000 miliardi di dollari in aree protette, con un rapporto costi benefici pari a 1:100!
“La perdita di biodiversità è estremamente costosa, sia in termini di equilibrio ambientale sia in termini economici, ma questo valore non è ancora sufficientemente considerato - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia -. Alcune ricerche infatti, come la COPI (Cost Of Policy Inaction) curata da validissimi ecologi ed economisti, dicono che in Europa, nel 2050, la distruzione della biodiversità terrestre costerà circa 1.100 miliardi di euro ogni anno, circa il 4% del PIL europeo.
Mentre al livello globale sappiamo che tra il 2000 e il 2010, abbiamo perso 50 miliardi di euro ogni anno in termini di servizi ecosistemici e se continua questo trend di distruzione delle risorse, nel 2050 i costi saliranno a 275 miliardi di euro all’anno. D’altro canto, in Europa il 16,6% dei posti di lavoro dipende direttamente (2,6%) o indirettamente dai sistemi naturali (un dato che aumenta considerevolmente nei Paesi in via di sviluppo). Eppure solo lo 0,1% del budget europeo è direttamente dedicato alla conservazione della natura”.
L’Europa da sola sta consumando risorse equivalenti a oltre due pianeti e nasconde il proprio debito ecologico dietro le risorse naturaliL’Europa da sola sta consumando risorse equivalenti a oltre due pianeti e nasconde il proprio debito ecologico dietro le risorse naturali (come legno, pesci, prodotti agricoli ad alto utilizzo di acqua) che le vengono fornite dai Paesi che ne sono ricchi. Ma i segnali d’allarme del cambiamento climatico e degli ecosistemi marini degradati ci dicono che il pianeta ha raggiunto il limite.
Il 25-26 marzo il Consiglio Europeo ha discusso la nuova strategia economica con obiettivi al 2020 che dovrebbe riportarci sulla strada di un recupero economico nei prossimi 10 anni: è stata la necessità di una “crescita intelligente e sostenibile”, ma nella sua attuale formulazione la Strategia ignora completamente il valore della natura e la crescente dipendenza dell’Europa e di tutti i suoi settori economici da risorse naturali in calo.
“La chiave per la creazione di posti di lavoro e per un’economia sostenibile e garantita a lungo termine è quella di fare in modo che le attività economiche rispettino i limiti ecologici - ha concluso Bologna - per questo il WWF chiede che gli obiettivi europei per il 2020 (20/30% riduzione delle emissioni, 20% energie rinnovabili, 20% efficienza energetica) siano estesi anche alla biodiversità, per fermarne la perdita entro il 2020”.

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